12/02/2024 - 12:22

Haute coutoure. Strategie per una moda sostenibile

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Il mondo della moda di lusso ha iniziato da anni un cammino verso la tutela del Pianeta tramite progetti e scelte etiche sui materiali di abiti e accessori e nella loro produzione.

I passi per un mondo più etico e a protezione del pianeta avanzano da tutte le direzioni. Non mancano nemmeno dal mondo dell’alta moda, uno dei mercati più impattanti dal punto di vista ambientale. Le grandi marche nazionali e internazionali, nel corso degli ultimi anni si sono mosse verso una moda più green e più etica. Il primo grande cambiamento è quello che riguarda le pellicce vere, abolite pian piano da tutte le collezioni e c’è chi, come Burberry ha interrotto la catena dell’invenduto.

Per rendere l’alta moda più sostenibile i creator e i coutour si stanno ingegnando anche con linee ad hoc per orientare anche i clienti, quelli non ancora convertiti alla moda green, verso una nuova visione del lusso.

Strategie per una moda green

La moda sostenibile è composta da una serie di principi e di caratteristiche che nel corso degli anni, grandi marchi come Dior, Zara, Adidas, Valentino, ecc, hanno introdotto nella loro routine di scelta di materiali e produzione di capi e accessori. Pratiche e nuovi modelli di produzione studiati per ridurre l’impatto ambientale della filiera della moda. Alle buone pratiche, ovviamente, si uniscono le condizioni di lavoro dei dipendenti con la lotta allo sfruttamento soprattutto dei bambini. Per rendere maggiormente forte la lotta allo sfruttamento, è stata innescata un’altra battaglia, quella alla Fast Fashion. La moda veloce e di grande quantità è una spina nel fianco perché di forte impatto ambientale e altamente inquinante, ma anche per nulla etica proprio per lo sfruttamento dei lavoratori sottopagati.

A queste pratiche si aggiungono le nuove strategie di produzione e lo stop alla produzione di capi che violano i diritti degli animali. Il primo passo è stato quello di abolire la richiesta e la vendita di pellicce vere, poi hanno seguito anche l’abolizione di piume e lana. Molte marche hanno introdotto al contrario l’utilizzo di stoffe e materiali che rispettano i criteri di ecosostenibilità. Parliamo di canapa, lino, bambù, cashmere, cotone. Un materiale scoperto da poco è il tencel, che si ottiene dagli alberi di eucalipto. Il principale scopo, nella scelta dei materiali, è quello di coniugare la possibilità di riutilizzo, cercando di eliminare il minimo indispensabile, e una richiesta di acqua non eccessiva.

Tra i pionieri della moda etica c’è Stella McCartney che si impegna con l’utilizzo di prodotti organici, politiche di circolarità a combattere la deforestazione. Prima di lei Vivienne Westwood che nella stagione primavera-estate 2019 ha lanciato la prima collezione cruelty free. Senza pellicce animali. Anche Gucci lotta per impatto più sostenibile e lo fa cercando di ridurre le emissioni di anidride carbonica e il gas serra grazie alla sua linea Equilibrium. Un altro progetto è il Gucci Vault dedicato ai capi vintage anche di altre marche: lo scopo è la promozione del riciclo e dell’upcycling.

All’elenco delle grandi maison si aggiunge anche Marine Serre: anch’essa concentrata sulla circolarità dei tessuti. Valentino, invece, ha lanciato nel 2022 Valentino Garavani Open For a Change, delle sneakers prodotte con materiali biologici e riciclati.

Il mondo dell’alta moda, dunque, ha iniziato e sta continuando una trasformazione green ponendosi in prima fila per la protezione del pianeta. Tra gli scopi anche quello di educare i consumatori a scegliere la qualità, in questo caso ecosostenibile, piuttosto che il risparmio, che si traduce in consistenti danni ambientali, oltre che lo sfruttamento di manodopera a basso costo.

Cristina Mariano
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