08/10/2015 - 13:58

Ddl concorrenza, ok dalla Camera. Ecco le misure su energia ed ambiente

Con 269 sì ,168 no e 23 astensioni, l'Aula della Camera ha approvato il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza (C. 3012-A e abb.). Il provvedimento passa ora all'esame dell'altro ramo del Parlamento.
Il testo, presentato dal governo, è volto alla rimozione degli ostacoli regolatori all'apertura dei mercati, nella promozione della concorrenza e nella garanzia della tutela dei consumatori. Il testo, che si basa sulla segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha l'obiettivo di contrastare le posizioni di rendita e favorire la competizione, con lo scopo di promuovere crescita economica e occupazione.
I settori interessati dal provvedimento vanno dalle assicurazioni alle telecomunicazioni, settori interessati dal provvedimento vanno dalle assicurazioni alle telecomunicazioni, dai servizi postali all'energia elettrica e al gas, dai carburanti alle banche, dalle professioni alle farmacie.

Energia. Il testo, quanto al settore energetico, elimina, a partire dal 2018, il regime di "maggior tutela" che opera transitoriamente nei settori del gas e dell'energia elettrica. In pratica, viene abrogata la disciplina che prevede la definizione da parte dell'Autorità per l'energia delle tariffe del gas e dell'energia elettrica delle tariffe per i consumatori che non abbiano ancora scelto un fornitore sul mercato libero (articoli da 19 a 21, nel testo originario del disegno di legge). Nel corso dell'esame parlamentare sono state introdotte disposizioni volte a garantire: la comparabilità delle offerte, la verifica delle condizioni della piena liberalizzazione e le comunicazioni obbligatorie che debbono esser attuate prima della fase del passaggio definitivo alla piena liberalizzazione. È stata prevista inoltre una procedura amministrativa per la verifica delle condizioni della piena liberalizzazione dei mercati retail. Le disposizioni in materia sono ora contenute negli articoli da 19 a 19-octies (gli articoli 20 e 21 sono stati soppressi).

Con specifico riguardo alla distribuzione dei carburanti, il testo originario del decreto (articolo 22) eliminava una barriera all'entrata per l'installazione di nuovi impianti di distribuzione di carburanti, disponendo che non possa essere posto in nessun caso il vincolo della presenza contestuale di più tipologie di carburanti. Durante l'esame parlamentare l'articolo è stato sostituito, e il nuovo testo non elimina più il vincolo della presenza contestuale di più tipologie di carburanti, ma vieta di subordinare l'installazione e l'esercizio di un impianto di distribuzione di carburanti ad altri obblighi, salvo quelli stabiliti con decreto del MiSE, di concerto con il MIT (sentite l'Autorità Antitrust e la Conferenza Stato-Regioni, tenuto conto delle esigenze di sviluppo del mercato dei combustibili alternativi ai sensi della normativa europea).

Sempre nel corso dei lavori parlamentari, è stato inserito un articolo aggiuntivo in tema di razionalizzazione della rete di distribuzione carburanti, che prevede numerose innovazioni riguardanti i seguenti aspetti:

• la verifica della compatibilità degli impianti, per quanto concerne i soli aspetti attinenti la sicurezza della circolazione stradale. Contestualmente all'iscrizione all'anagrafe degli impianti stradali di distribuzione di benzina, gasolio, GPL e metano della rete stradale e autostradale, infatti, i titolari degli impianti devono presentare una dichiarazione attestante che l'impianto ricade o non ricade in una delle fattispecie di incompatibilità (definite dalla normativa regionale e dalla norma in esame ai commi 12 e 13, che riguardano, rispettivamente, gli impianti ubicati all'interno e all'esterno dei centri abitati). Nel caso in cui l'impianto ricada nelle fattispecie di incompatibilità, il titolare può impegnarsi all'adeguamento, da completare entro un anno. Se invece non si impegna all'adeguamento, deve cessare l'attività di vendita entro 9 mesi e procedere allo smantellamento. La norma dettaglia inoltre le procedure e le sanzioni da porre in essere nei casi in cui l'impianto sia incompatibile ma il titolare non cessi l'attività di vendita, nei casi di mancato invio della dichiarazione e nei casi in cui sia accertata la non compatibilità di un impianto dichiarato compatibile;

• l'autorizzazione all'installazione di nuovi impianti;

• le procedure di dismissione degli impianti che chiuderanno entro tre anni. In tali casi, sono previste procedure semplificate di dismissione, che consistono nello smantellamento delle attrezzature fuori terra, nella rimozione dei fondami e degli eventuali prodotti residui presenti nei serbatoi, nella messa in sicurezza delle strutture interrate e, se necessario a causa di una contaminazione, nell'esecuzione di indagini ambientali e - secondo quanto introdotto nel corso dell'esame in Aula - nella bonifica del sito in caso di contaminazione accertata. In caso di riutilizzo dell'area, la rimozione delle strutture interrate dovrà essere effettuata dai titolari degli impianti.

Quanto al settore ambientale, nel corso dell'esame parlamentare, è stata inserita una norma che riguarda l'accesso da parte dei produttori al mercato di gestione autonoma degli imballaggi. Al fine di favorire l'accesso a tale mercato, viene sospeso l'obbligo di corrispondere il contributo ambientale a seguito del riconoscimento del progetto e fino al provvedimento definitivo che accerti il funzionamento o il mancato funzionamento del sistema, e ne dia comunicazione al Consorzio. La normativa attualmente vigente prevede che i produttori che vogliano attuare la gestione autonoma debbano presentare all'Osservatorio nazionale sui rifiuti il progetto del sistema di gestione richiedendone il riconoscimento. Il recesso dai Consorzi è efficace solo dal momento in cui, intervenuto il riconoscimento, l'Osservatorio accerti il funzionamento del sistema e ne dia comunicazione al Consorzio. Fino a tale momento permane l'obbligo di corrispondere il contributo ambientale. E' stato inoltre sostituito il parere del CONAI con quello dell'ISPRA, in quanto organo indipendente e privo di conflitto di interessi.

Soddisfazione per il primo via libera del Parlamento al disegno di legge sulla concorrenza è stata espressa dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. "Si tratta di un importante traguardo perché è stato rispettato l'obiettivo di varare per la prima volta una legge annuale sulla concorrenza, allo scopo di favorire la crescita ed i consumatori, rendendo l'Italia un Paese più attrattivo nei confronti degli investitori esteri" ha detto il ministro.

"Il provvedimento intende rimuovere gli ostacoli alla competizione e va nella direzione voluta dal governo di ammodernare settori significativi per l'economia del Paese. Le liberalizzazioni rappresentano infatti un volano sempre più decisivo per sostenere la crescita del Pil e creare nuovi posti di lavoro". Il ministro Guidi ha auspicato infine che l'esame del ddl concorrenza da parte del Senato "possa arricchire il testo nel rispetto dei tempi previsti, portando all'approvazione finale del provvedimento entro la fine dell'anno" ha concluso la Guidi.
Rosamaria Freda
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