01/01/2013 - 01:00

"Che delusione il nuovo codice troppe lobby, troppa politica"

L'associazione vittime della strada denuncia le lacune della nuova legge. "Occorre lavorare sul comportamento delle persone - spiega il fondatore Lerario - perché la cosa più importante è proprio la formazione dell'utente della strada"

Giulia Marrone - la giornalista conduttrice di NuvolariTv che ha moderato il convegno sulla sicurezza stradale appena tenutosi a Roma, nel cuore della Camera dei deputati - ha aperto i lavori dell'appuntamento organizzato dall'associazione vittime della strada, alzando subito i toni.

Una scelta non certo casuale perché l'associazione vittime della strada su questo tema va sempre giù pesante. E non solo perché sono persone che sono state colpite in modo durissimo negli affetti più cari, ma perché tutti coloro che lavorano in questa onlus vivono il proprio impegno come una missione. Una missione totalizzante, un impegno di vita insomma. "Ho partecipato ai lavori per la realizzazione del nuovo codice della strada - ha spiegato subito il fondatore della Onlus Antonio Lerario - ma a essere sinceri è stata un'esperienza triste: ci sono troppe lobby che cercano di infilarsi in ogni modifica legislativa, lucrando sulla pelle di mio figlio e di tanta gente morta come lui sulla strada".

Già, ma perché tanta amarezza? Perché tanto disgusto? Cosa è mancato davvero nel nuovo Codice della strada? "La nostra proposta - spiega con pazienza Lerario - era semplice: lavorare sul comportamento delle persone perché la cosa più importante è proprio la formazione dell'utente della strada. Ma non c'è stato nulla da fare: ci sono troppi interessi economici, troppi interessi politici. Così diventa davvero difficile parlare di sicurezza: anche chi parte con le migliori intenzioni alla fine deve mollare".

Il problema - spiega ancora Lerario - è che occorre istruire la gente alla consapevolezza del rischio perché poi alla fine il vero rischio non è l'auto, la moto o la strada, il vero rischio è l'uomo. Bisogna quindi concentrarsi sul senso del rispetto? No, dell'amore, perché se non si riesce a trasmettere questo concetto non si va da nessuna parte".

"Il problema è proprio questo - ha ribattuto infatti Vincenzo Riccio, psicologo - l'assuefazione a tutto: tutto diventa routine, tutto si normalizza. Anche il fatto che sulle nostre strade muoiano ogni anno più di 5000 persone. Ma come è possibile? Come è possibile non fare quasi nulla per questo e poi spendere cifre infinite per prolungare, magari anche di soli due giorni, la vita di un paziente?

Il problema spesso è legato al fatto che sul fronte degli incidenti si cerca sempre di curare il sintomo e mai la causa. In sostanza non si fa prevenzione. E visto che il primo passo per fare prevenzione seria è quello di cambiare lo stile di vita, qui, sul tema della sicurezza stradale, ci si pone il problema di chi debba cambiare lo stile di vita. La risposta? Devono modificare il proprio stile di vita - ha concluso Riccio - non solo le persone, ma anche le istituzioni, il legislatore. Tutti, ma proprio tutti. Solo così si arriverà a risultati importanti".

Ora il mio personale commento. Le vittime della strada fanno comodo a molti, per cui non c'è nessun interesse che diminuiscano realmente. Le vittime della strada sono il capro espiatorio delle contraddizioni di un intero sistema. E' vero quanto dice il giovane collega Riccio, cosa che peraltro io sostengo da vent'anni e cioè che una efficace e credibile politica di interventi sulla sicurezza stradale, deve passare attraverso una modificazione dell'intero sistema, dalle persone alle istituzioni. Oggi invece cosa si fa? Si scarica tutto sul guidatore, spesso giovane e magari anche imprudente, inasprendo le sanzioni. E' la politica della sicurezza! La quale elettoralmente rende moltissimo, ma nei fatti semina insicurezza. Sono d'accordo che ci voglia amore per uscire da questa difficile situazione. Per questo vado proponendo un cambio di paradigma: dal guidatore sicuro (di che cosa?) al guidatore virtuoso (che ami sé stesso e gli altri).

Sabino Cannone
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