04/11/2025 - 12:09

Economia circolare: l’Europa rischia di perdere la leadership. serve un mercato unico per le materie prime seconde

Il Circular Economy Network lancia un allarme alla Commissione europea: il tasso di circolarità dell’Ue è fermo all’11,8% e l’industria del riciclo è in crisi. Presentato a Bruxelles un position paper con proposte per il Circular Economy Act, che dovrà creare un mercato unico europeo delle materie prime seconde.

economia circolare

Dopo anni di progressi, l’Europa rischia di perdere la leadership nell’economia circolare. Il tasso di circolarità dei materiali – la quota di risorse reimmesse nel ciclo produttivo – è cresciuto in tredici anni di appena un punto percentuale, passando dal 10,7% all’11,8%, un ritmo troppo lento per raggiungere gli obiettivi del Clean Industrial Deal che prevede di raddoppiare l’uso circolare dei materiali entro il 2030.

A pesare è anche la crisi dell’industria del riciclo delle plastiche, frenata dal crollo della domanda di materiali riciclati e dalla maggiore competitività delle materie prime vergini, più economiche e facilmente reperibili.

È in questo contesto che il Circular Economy Network (CEN), promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha presentato alla Commissione europea un position paper con proposte concrete per il futuro Circular Economy Act, la nuova normativa Ue attesa entro la fine del 2026.

Un mercato unico per le materie prime seconde

“Nonostante il ruolo da protagonista, l’Unione Europea non sta compiendo progressi sufficienti verso una maggiore circolarità”, osserva Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network.
“Continuiamo a essere una delle aree del mondo con il più alto consumo di risorse e una forte dipendenza dalle importazioni di materie prime, comprese quelle critiche e strategiche.”

Secondo il CEN, la priorità assoluta deve essere la creazione di un mercato unico europeo per le materie prime seconde (MPS), oggi frammentato da ostacoli normativi e barriere burocratiche che ne impediscono la libera circolazione tra i Paesi membri.

L’Italia, pur mantenendo un tasso di circolarità del 20,8% – quasi il doppio della media europea – resta dipendente per il 46,6% dalle importazioni di materie prime, contro una media Ue del 22,4%.

Rendere operative e coerenti le misure già approvate – come la direttiva sul diritto alla riparazione o il regolamento sull’ecodesign – è fondamentale per costruire un’economia europea più resiliente e competitiva”, aggiunge Ronchi.

Proposte per il Circular Economy Act

Nel documento presentato a Bruxelles, il Circular Economy Network individua quattro assi strategici per accelerare la transizione circolare:

  • Produzione: investire in impianti moderni e tecnologie efficienti, soprattutto per il riciclo di plastiche, RAEE e materie prime critiche. Servono norme armonizzate, criteri di ecoprogettazione obbligatori e un fondo europeo comune per finanziare la transizione.
  • Consumi: coinvolgere i cittadini attraverso incentivi economici, etichette chiare su durata, riparabilità e riciclabilità, e mercati che rendano conveniente il riuso, la riparazione e il noleggio.
  • Mercato dei materiali riciclati: introdurre quote minime obbligatorie di contenuto riciclato, standard di qualità comuni e incentivi per le imprese certificate.
  • Fiscalità verde: armonizzare le normative End of Waste, in modo che il riconoscimento di un materiale come MPS in uno Stato membro sia valido in tutta l’Ue.

Senza un’accelerazione, c’è il rischio concreto di arretramento per l’Europa,” avverte il position paper, invitando Bruxelles a superare l’attuale crisi del mercato dei materiali riciclati e a rilanciare la competitività dell’industria europea del riciclo.

Verso una nuova politica industriale europea

Il documento propone infine un sistema di politiche fiscali e industriali integrate, capace di sostenere la domanda e l’offerta di materiali riciclati e ridurre la dipendenza dalle importazioni.
L’obiettivo è duplice: rafforzare la competitività delle imprese europee e contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

Come sottolinea Ronchi, “un mercato unico europeo per le materie prime seconde non è solo un obiettivo ambientale, ma una strategia economica: rafforza l’autonomia industriale, riduce i costi e genera occupazione qualificata.”

Tommaso Tautonico
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