03/11/2025 - 17:10

Dighe gonfiabili in Maremma: la nuova frontiera dell’adattamento alla crisi climatica

In Toscana, nel cuore della Maremma, nasce un innovativo sistema di dighe gonfiabili per gestire in modo flessibile l’acqua irrigua, senza impatti ambientali e con benefici per agricoltura e territorio. L’intervento, promosso dal Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud e sostenuto da ANBI, rappresenta un modello di resilienza climatica e gestione sostenibile delle risorse idriche.

dighe gonfiabili

Di fronte a eventi meteorologici sempre più estremi e a una gestione dell’acqua resa complessa dal cambio climatico, la Maremma toscana diventa un laboratorio di innovazione. Ad Alberese (Grosseto), lungo i canali di bonifica Padulino e Barbicato, sono stati completati i lavori per un sistema di sbarramenti mobili in gomma flessibile, una tecnologia che consente di deviare e accumulare l’acqua irrigua senza creare ostacoli in caso di piena.

L’opera, destinata al comprensorio “Piana dell’Alberese” e gestita dal Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud, fornirà acqua alle aziende agricole della zona, riducendo sprechi e impatti ambientali, grazie a una gestione adattiva delle risorse idriche.

“Il funzionamento è semplice – spiega Valentina Chiarello, direttore dei lavori –: l’acqua viene prelevata dal fiume Ombrone e convogliata in una rete di canali a cielo aperto tramite un sistema di dighe gonfiabili. I consorziati potranno poi distribuirla nei propri appezzamenti con pompe dedicate.”
Al termine della stagione irrigua, le dighe vengono sgonfiate e le pompe rimosse, azzerando i rischi in caso di piena.

Innovazione e resilienza per l’agricoltura mediterranea

“L’adattamento alla crisi climatica richiede soluzioni flessibili e innovative” afferma Francesco Vincenzi, presidente di ANBI, l’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela delle acque. “Per questo, innovazione, ricerca e cultura idrica sono i pilastri della nostra strategia di resilienza”.

Secondo Vincenzi, l’intervento in Maremma incarna il principio alla base del Piano Invasi, promosso da ANBI e Coldiretti: trattenere l’acqua quando c’è, per usarla nei momenti di scarsità. Una logica di gestione che unisce efficienza agricola e sicurezza ambientale, rispondendo alle esigenze del territorio e del Parco della Maremma.

Un progetto pilota per il futuro dell’irrigazione

Il progetto prevede tre dighe mobili, di cui due già completate e una – la più grande – in attesa di finanziamento. Il Consorzio di bonifica Toscana Sud, guidato da Federico Vanni, ha ottenuto un contributo ministeriale di 1,14 milioni di euro nell’ambito del Piano straordinario di interventi nel settore idrico.
Durante i test, in 26 ore di pompaggio sono stati prelevati 17.800 metri cubi d’acqua, pari a 190 litri al secondo, con risultati pienamente soddisfacenti.

“Abbiamo presentato il progetto di completamento in un bando regionale per infrastrutture irrigue – spiega Vanni – e confidiamo di ottenere i fondi entro l’inizio del 2026, così da servire oltre 100 aziende agricole su 1.000 ettari già dal 2027.”

L’opera, oltre a garantire una gestione efficiente dell’irrigazione, contribuirà alla ricarica naturale delle falde e alla tutela della biodiversità, generando servizi ecosistemici di valore per il territorio.

Un modello per l’Italia che affronta la crisi idrica

“Il mantenimento di adeguati livelli idrici nei canali non serve solo all’agricoltura – conclude Vincenzi – ma aiuta anche l’ambiente. È un esempio concreto di come infrastrutture e sostenibilità possano convivere.”
Il direttore generale di ANBI, Massimo Gargano, sottolinea infine che “l’irrigazione è uno degli scopi fondativi del sistema consortile, e dovrà confrontarsi con nuove sfide come il contrasto all’intrusione del cuneo salino e la gestione delle acque in scenari climatici sempre più estremi”.

La Maremma diventa così simbolo di adattamento climatico, mostrando come innovazione, governance e cultura idrica possano convivere per costruire un futuro più resiliente e sostenibile.

Tommaso Tautonico
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