01/09/2025 - 11:04

Acqua e nutrienti nei fanghi di depurazione: in Italia oltre metà va sprecata

In Italia il 54% dei fanghi di depurazione non viene recuperato, con un enorme spreco di acqua e nutrienti fondamentali. Secondo la Community Valore Acqua di TEHA è urgente trasformare i depuratori in bioraffinerie capaci di generare risorse e ridurre l’impatto ambientale.

impianto di depurazione

Ogni anno il nostro Paese produce oltre 3,2 milioni di tonnellate di fanghi, una quantità destinata a crescere con l’ammodernamento degli impianti fino a 4 milioni. Eppure più della metà, pari a 1,6 milioni di tonnellate, non viene recuperata. Questi residui, che contengono fino all’85% di acqua e nutrienti preziosi come fosforo e azoto, potrebbero rappresentare un’importante opportunità per l’economia circolare.

Impatto ambientale ed economico

La mancata valorizzazione dei fanghi si traduce in un triplice spreco. Dal punto di vista ambientale, il loro smaltimento incide per l’1,4% sulle emissioni globali. Sul piano economico, il costo mondiale supera i 10,6 miliardi di euro. Ma è anche una perdita strategica, perché l’Italia rinuncia a oltre 1,3 milioni di metri cubi di acqua potenzialmente recuperabile e a nutrienti che potrebbero ridurre la dipendenza dai fertilizzanti chimici.

Depuratori come bioraffinerie

Secondo la Community Valore Acqua di TEHA, che riunisce più di 50 attori della filiera idrica insieme a Ministero dell’Ambiente, ARERA ed ENEA, gli impianti di depurazione devono essere ripensati come bioraffinerie. Grazie alle tecnologie già disponibili, sarebbe possibile recuperare ogni anno oltre 2,5 milioni di metri cubi di acqua depurata di alta qualità da destinare all’agricoltura e all’industria, oltre a 63.000 tonnellate di fosforo e 87.500 tonnellate di azoto, risorse sempre più richieste dal settore agricolo europeo.

Innovazione e sostenibilità

Il percorso verso la trasformazione dei depuratori è anche una sfida normativa. Le direttive europee e italiane che regolano il settore risalgono agli anni ’80 e ’90, risultando ormai obsolete. Aggiornare il quadro legislativo e investire in innovazione significherebbe non solo migliorare la sostenibilità, ma anche raggiungere la neutralità energetica degli impianti e contribuire alla rimozione di microinquinanti emergenti come PFAS e microplastiche.

Una roadmap per l’Italia e l’Europa

Trasformare i depuratori in hub industriali di economia circolare è la via indicata dagli operatori del settore. I fanghi, da problema da smaltire, potrebbero diventare una risorsa chiave per acqua, energia e nutrienti, riducendo l’impatto ambientale e aumentando la resilienza del sistema idrico. La definizione di una roadmap europea condivisa diventa quindi una priorità per costruire un modello di gestione efficiente e sostenibile.

Tommaso Tautonico
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