06/04/2015 - 15:04

Xylella Fastidiosa: la soluzione per gli uliveti pugliesi potrebbe arrivare dall'agricoltura biologica

Il nome scientifico è "Xylella fastidiosa" e si tratta di un parassita proveniente all'America centrale, mai giunto prima in Europa, che sta colpendo gli uliveti della Puglia al tal punto da costringere i coltivatori a sradicare le piante infette.
Trasmessa da insetti vettori ad apparato pungente-succhiatore, la Xylella passa da un fusto all'altro attraverso la linfa delle piante. Il rischio riguarda in particolare gli uliveti salentini, ma potrebbe diffondersi producendo gli stessi effetti disastrosi in zone sempre più vaste.
 
Le cause della diffusione. Ma come questo batterio fitopatogeno inserito nella lista degli organismi da quarantena per l'Unione europea è arrivato fino in Puglia? Secondo alcuni che hanno esaminato i flussi commerciali con i Paesi terzi, l'introduzione del batterio in particolare nella provincia di Lecce potrebbe essere avvenuta attraverso l'importazione di materiale vegetale infetto, mentre la successiva diffusione potrebbe essere stata agevolata dalla presenza di piante ospiti, vettori e condizioni ambientali favorevoli. Alcuni studi hanno infatti evidenziato come il Salento rientri tra le aree che presentano condizioni climatiche particolarmente propizie allo sviluppo del batterio. Ma non tutti la pensano così. 
 
Secondo altri si tratterebbe di un batterio endemico e che quindi come tale avrebbe l'agente responsabile stabilmente presente nelle piante manifestandosi con un numero di casi più o meno elevato ma uniformemente distribuito nel tempo. E non è tutto. Una tesi emersa di recente attribuisce la causa della diffusione del batterio in Puglia allo stato di quasi totale abbandono in cui versano molte zone agricole del territorio e quindi mette in correlazione la condizione pregressa di malessere delle piante con la facilità del contagio. Ciò a dispetto della mole di contributi comunitari destinati recentemente dalla Pac anche all'agricoltura di queste zone. 
 
Le possibili soluzioni. In ogni caso però, indipendentemente dalle cause specifiche, in Puglia l'infezione da Xylella è stata riscontrata non solo su olivi ma anche su altre piante fruttifere, ornamentali e spontanee. Vista la situazione di allerta, gli enti di ricerca presenti sul territorio - dall'Università di Bari all'Istituto internazionale agronomico mediterraneo - in collaborazione con quelli europei e internazionali di maggior rilievo, stanno lavorando alla caratterizzazione del ceppo batterico nonché alla definizione procedure diagnostiche, sierologiche e molecolari, convalidate attraverso adeguate prove di laboratorio. 
 
Il piretro. Ma è dall'Università di Bologna che arriva una delle soluzioni più interessanti: trattare gli alberi malati con il piretro. Si tratta di un insetticida naturale che si ricava dai fiori di una pianta della famiglia delle Asteraceae, il Tanacetum cinerariifolium. Per la sua bassa tossicità è uno dei pochi insetticidi ammessi in agricoltura biologica. Proprio di questa possibilità si è discusso nei giorni scorsi nel corso del convegno dal titolo "Xylella fastidiosa: per la salvaguardia dei nostri giganti verdi", che si è svolto a Minervino di Lecce, organizzato, tra gli altri, dall'associazione "Help" e dall'architetto Giorgio Bandello. 
 
Secondo il professor Norberto Roveri, Ordinario di Chimica Generale e Inorganica all'Università degli Studi di Bologna, dove dirige il Laboratory of Environmental and Biological Structural Chemistry (LEBSC) visto l'effetto positivo ottenuto sui kiwi alle prese con un batterio simile, il piretro potrebbe funzionare anche sugli ulivi. Il motivo risiede nella totale mancanza di aggressività distruttiva del piretro che, al contrario, nutre la pianta e la rafforza. 
 
Ma non solo. In molte zone della Puglia, per combattere la Xylella, si continuano a sperimentare le sostanze tradizionali, come il solfato di rame, zinco, zolfo, calce. In altre aziende agricole del territorio si è pensato di usare uccelli e rettili che potrebbero uccidere gli insetti vettori del batterio killer. In ogni caso la strada da seguire per salvare gli ulivi è chiara: scegliere le buone pratiche agronomiche tradizionali come deterrente alla propagazione e all'asfissia del terreno. 
 
Di questa idea è anche la Regione Puglia che ha recentemente offerto il proprio supporto ad un progetto che punta proprio all'agricoltura biologica. Intitolato "Tecnologie abilitanti per produzioni agroalimentari sicure e sostenibili", il progetto è promosso dalla Regione Puglia in collaborazione con le università di Bari, Foggia e Lecce. L'idea è quella di optare per i nanovettori in grado di veicolare ad ulivi e altre piante sostanze come ioni rame e ioni zinco per contrastare la Xylella. Gli esperimenti condotti su piccole piante in laboratorio hanno dato risultati positivi, speriamo accada la stessa cosa con gli ulivi. 
 
I reali contorni del fenomeno. In realtà, come ha ricordato Ivano Gioffreda di "Spazi Popolari" (Sannicola) nel corso del suo intervento nel convegno di Minervino di Lecce, su oltre 20mila piante controllate solo 584, ovvero una piccolissima parte, si sono rivelate sospette. 
 
La decisione dell'Unione europea. Per questo motivo suono alquanto eccessiva la decisione presa dall'Unione europea di procedere all'abbattimento delle piante con sospetto di contagio. Una scelta gravissima vista l'importanza degli ulivi secolari della Puglia - molti dichiarati dall'Unesco patrimonio dell'umanità - che arrivano anche ad avere secoli di vita. A questa decisione si sono ribellati molti olivicoltori pugliesi come un proprietario terriero di Oria, in provincia di Brindisi, che si è rivolto al Tar di Lecce per chiedere il non abbattimento dei propri ulivi. La richiesta è stata accolta dai giudici amministrativi che hanno bloccato l'avvio della procedura di sradicamento che sarebbe dovuta iniziare il 30 marzo scorso. 
 
Ma cosa ne pensa la politica nazionale? Recentemente il ministero delle Politiche agricole ha stanziato 200mila euro per le necessarie attività di monitoraggio da condurre nella provincia di Lecce e in quelle limitrofe. Non solo. E' stato anche istituito uno specifico Comitato tecnico-scientifico (composto dai rappresentanti delle principali istituzioni scientifiche nazionali ed internazionali) per approfondire gli aspetti connessi alla gestione dell'emergenza fitosanitaria causata dalla Xylella fastidiosa ed elaborato un nuovo piano d'intervento che prevede azioni specifiche per la provincia di Lecce. In particolare, è stata decisa la creazione di una "zona cuscinetto" e di un ulteriore "cordone fitosanitario" tra la costa ionica e quella adriatica, con la funzione di area di sicurezza dove attuare azioni più incisive di lotta al batterio e ai suoi vettori, in modo da tutelare le aree indenni del territorio regionale e nazionale. 
 
Inoltre la legge di Stabilità 2014 ha autorizzato una spesa di 5 milioni di euro per il potenziamento del Servizio fitosanitario nazionale anche in riferimento all'emergenza provocata dal batterio Xylella fastidiosa. 
 
Ma ancora molto è necessario fare per risolvere l'emergenza Xylella e soprattutto per evitare che vegano frettolosamente sradicate centinaia di ulivi secolari che potrebbero semplicemente essere curati. 
Rosamaria Freda
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