24/12/2016 - 23:40

Obama dice addio alla Casa Bianca, ma prima ferma le trivelle nell'Artico

Prima del discorso di addio, pronunciato proprio ieri, l'ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha preso una importante decisione in campo ambientale: difendere le coste di Alaska e Atlantico da future trivellazioni.

L'ormai ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha voluto lasciare un ulteriore segno in campo ambientale vietando a tempo indeterminato nuove trivellazioni in cerca di gas naturale e petrolio nei territori sommersi a nord dell’Alaska e al largo delle coste atlantiche, dal Massachusetts alla Virginia.
 Il divieto riguarderà il 98% delle acque federali dell’Artico (oltre 465 mila metri quadrati) e anche le acque lungo la costa Atlantica fino al confine con il Canada, tutti luoghi incontaminati dove vivono balene e orsi polari. L'annuncio di Obama è stato fatto congiuntamente a quello del premier canadese Justine Trudeau, per il bando permanente di trivellazione lungo le acque canadesi dell'Artico.

La decisione probabilmente sarà poco gradita dal nuovo presidente Donald Trump che al momento non sembra avere nelle sue priorità di mandato la salvaguardia ambientale. Non solo. Trump ha anche dichiarato di voler mettere a disposizione nuovi territori per le compagnie petrolifere. Ma non è tutto. La vicenda pone anche una importante questione giuridica. Infatti, a differenza di altre decisioni presidenziali che qualsiasi nuovo presidente può revocare, in questo caso non è detto che il cambiamento di rotta sia possibile. Obama è ricorso ad una legge del 1953, la Outer Continental Shelf Lands Act, che gli consente di sottrarre dalle concessioni le terre della piattaforma continentale. Hanno fatto ricorso a questa legge anche George H.W. Bush e Bill Clinton, ma a differenza di questi ultimi che prevedevano una limitazione temporale dei provvedimenti, la decisione di Obama è a tempo indeterminato. Il nodo della questione è che la legge non prevede la possibilità che un presidente possa modificare gli orientamenti dei predecessori, quindi niente di più facile che la querelle finisca nella aule di tribunale. In ogni caso dovrà essere il Congresso degli Stati Uniti a cambiare la legge.

La notizia della decisione di Obama ha ovviamente suscitato reazioni contrastanti. L’American Petroleum Institute ha affermato che la scelta dell'ex inquilino della Casa Bianca potrebbe compromettere la capacità degli Stati Uniti di produrre petrolio e gas ed ha già annunciato azioni concrete finalizzate all'abrogazione della misura. Soddisfazione è invece stata espressa da Greenpeace Italia che in una nota ha affermato che “Obama e Trudeau si sono finalmente impegnati per la protezione dell'Artico. In gran parte di questi territori saranno vietate ora le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi. Obama è andato anche oltre, escludendo airgun e trivelle da un importante tratto della costa atlantica statunitense".

Dal canto suo, come ormai noto, Trump ha più volte dichiarato di voler abrogare gli impegni - soprattutto quelli presi in campo ambientale -  presi da Obama durante il suo mandato, ritenendoli dannosi in termini di occupazione e di crescita del Paese. Il neo presidente sembra infatti intenzionato non solo a riaprire le miniere di carbone presenti sul territorio americano, ma anche ad annullare tutti gli sforzi compiuti finora dal governo precedente per ridurre le emissioni nocive nell'ambiente. 

Con queste premesse appare dunque abbastanza ovvio che Trump si rivolgerà al Congresso per annullare il divieto permanente alle trivellazioni firmato da Obama. Ma non si tratterà di una vittoria scontata visto che per cancellare la legge ci sarà bisogno della maggioranza assoluta dei senatori, un obiettivo non facile per il nuovo presidente visto che, sul fronte delle politiche climatiche e ambientali, il partito dei Repubblicani non appare del tutto allineato. 

Mariangela Lomastro
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