01/01/2013 - 01:00

Tristram Stuart, il mangiatore di rifiuti

Vive in una fattoria dove dà la caccia agli scoiattoli per mangiarli, alleva i maiali e ne cucina anche le teste per non buttare niente. Tristram Stuart, è un giovane atti­vista e scrittore inglese, è un freegan, cioè mangia il cibo recuperato dai bi­doni fuori dai supermercati.
Tristram Stuart, 32 anni, una laurea a Cambridge, militante Freegan, ovvero divoratore di quanto è gettato via, per scelta ecologista e non politico-ideologica è stato il promotore di “Feeding the 5.000” (letteralmente nutrire/alimentare i 5.000), un evento organizzato a londra a fine 2009 in cui migliaia di persone hanno mangiato del cibo che sarebbe stato buttato. Vive in una fattoria dove dà la caccia agli scoiattoli per mangiarli. Alleva i maiali e ne cucina anche le teste per non buttare niente. E’ autore del libro Sprechi, uscito in Italia nel 2009.

Che le arance in Sicilia e i pomodori in Spagna siano sempre distrutti è noto; che le patate deformi o le mele nane siano spesso eliminate è fatto quasi risaputo; che i supermercati mandino agli inceneritori migliaia di tonnellate di alimenti pronti per la tavola, molto meno. "La situazione, spiega Stuart, potrebbe essere migliorata con qualche semplice accorgimento: basterebbe obbligare i supermercati a dichiarare le quantità di cibo che scartano e stabilire delle quantità massime di cibi da scartare. Le diciture "Da vendere entro il" e "Da esporre sino al", dovrebbero essere abolite, in quanto non fanno che confondere i consumatori e produrre ulteriore scarti di generi alimentari commestibilissimi.  Quel tipo di indicazioni  sono invece necessarie, e in alcuni casi imposte da leggi comunitarie. I supermercati dovrebbero inoltre sforzarsi maggiormente di vendere i cibi che si avvicinano alla data di scadenza, applicando forti sconti od offrendo gratis la merce invenduta.
«Negli anni del liceo avevo capito che molti rifiuti sono in realtà commestibili. Da allora rummaging the bins è diventato normale per me. Non lo faccio per contestare la società capitalista come molti Freegan, né per risparmiare, a parte forse quando studiavo, ma per passione ecologica. Il cassonetto migliore per me è quello vuoto».

Cosa che gli ha permesso di conoscere le dinamiche più nascoste che governano l'universo dei rifiuti, verso i quali ha smesso da tempo di provare disgusto. Per lui un cassonetto pieno di scarti alimentari è semplicemente una ghiotta opportunità. Secondo lui, quella rappresentata dallo spreco di cibo è la grande crisi ambientalistica del nostro tempo di cui nessuno parla. Tanto seria e impellente da meritare la medesima attenzione di temi ben più noti, come il disboscamento, la scarsità di risorse idriche e il riscaldamento globale.

La soluzione del problema degli sprechi alimentari, spiega, rappresenterebbe un passo decisivo verso la soluzione di molte altre problematiche: avremmo meno bisogno di terreni da coltivare, e abbatteremmo meno alberi; potremmo allora impiegare meno acqua per irrigare, ed evitare di produrre CO2 che risulta dal trasporto e dalla trasformazione degli alimenti - che finiranno comunque per essere scartati. Infine, è una questione di uguaglianza sociale: se tutte quelle enormi quantità di cibo non andassero sprecate, potrebbero essere destinate altrove, risolvendo in parte il problema della fame nel mondo.
Marilisa Romagno
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