01/01/2013 - 01:00

"Patrimonio naturalistico ostaggio dell'estremismo venatorio"

Domenica apre ufficialmente la nuova stagione venatoria, un'apertura preannunciata negli scorsi giorni dalla presentazione in parlamento dell'"emendamento Molinari", ennesimo tentativo di deregulation della caccia che da anni è al centro di accesi dibattiti, con la politica che continua a promettere concessioni irrituali al fine di coltivare qualche sparuto voto.
Se il Legislatore nazionale ha colmato la distanza con l'Unione Europea rendendo norma il dettato delle Direttive europee, larga parte delle Regioni persevera diabolicamente nell'ignorare l'evidenza scientifica e gli obblighi di legge. È il caso di Lombardia e Veneto che ancora una volta, eludendo i richiami dell'Europa e relative infrazioni, tornano a chiamarsi in deroga per consentire la caccia a piccoli passeriformi solo in ossequio a posizioni che attecchiscono in una preoccupante ignoranza. Si continua a consentire questa attività, poco o mal regolata, senza preoccuparsi di compromettere altre attività, o beni e ricchezze naturali uniche del nostro paese. Come in Abruzzo, dove la straordinaria presenza dell'Orso bruno marsicano, patrimonio unico del Paese ormai ridotto a poche decine di esemplari, viene messa inutilmente a rischio per consentire la caccia, anche con l'ausilio dei cani, in aree frequentate dal plantigrado in un periodo biologicamente sensibile per la specie perché si appresta ad andare in letargo. Una specie ormai sull'orlo dell'estinzione, che gode dell'attenzione della comunità internazionale, ma la Regione che ne vanta il nucleo più importante nega se stessa nel tradire gli impegni formalmente assunti per tutelarla. Mentre la Campania, reiterando la prassi della preapertura, pratica contraria ai principi di conservazione voluti dall'Europa e oggi norma anche in Italia, è incappata nel pronunciamento avverso del TAR, accogliendo il ricorso del WWF.

"La negazione di regole e dati, ancora una volta ci vedono costretti alle Aule dei Tribunali, solo per tentare di far rispettare regole normative e scientifiche che sembrano non essere chiare alla politica oltre che a certi funzionari e dirigenti delle amministrazioni, che si espongono sempre di più alle responsabilità connesse con atti spesso discutibili" ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia.
E se alcune Regioni, come Marche e Liguria, hanno tentato di eludere il diritto di cittadini ed associazioni di rivolgersi alla Magistratura amministrativa predisponendo i calendari per legge, il Governo li ha sistematicamente impugnati di fronte alla Corte Costituzionale, in quanto atti illegittimi.
Intanto, in Piemonte, le associazioni animaliste ed ambientaliste hanno convocato una manifestazione domani, 17 settembre a Torino, per annunciare che nella primavera del 2012, dopo 25 anni dalla raccolta delle firme e 25 anni di ostruzionismo della Regione, vinto solo da una pronuncia della Corte di Appello, si terrà un REFERENDUM REGIONALE SULLA CACCIA.

Nel 1987 vennero infatti raccolte 60.000 firme in calce alla proposta di referendum che chiedeva:
a) divieto di caccia per 25 specie selvatiche (17 uccelli e 8 mammiferi);
b) abolizione delle deroghe di carniere per le aziende private di caccia;
c) abolizione delle deroghe al divieto di caccia su terreno innevato;
d) divieto di caccia la domenica.
"Le Regioni continuano a chiamarsi fuori dalle regole per soddisfare le richieste dell'estremismo venatorio, foriero di posizioni anacronistiche ed irresponsabili che offendono i diritti dell'intera Comunità internazionale, data l'unicità di alcune specie che abitano il nostro Paese e per la funzione che questo corridoio naturale tra l'Africa ed il Nord Europa assolve per la migrazione - conclude Leoni, presidente del WWF Italia - Un patrimonio straordinario, ostaggio ancora oggi di una minoranza estremista: l'1% della popolazione italiana esercita l'attività venatoria, mentre la maggioranza della stessa della caccia farebbe anche a meno."
Marilisa Romagno
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