01/01/2013 - 01:00

Le aziende italiane e la mobilità sostenibile

Adottare politiche di mobilità avendo cura di minimizzare l'impatto sull'ambiente, e i conseguenti costi sociali, è una sfida che tutte le aziende sono chiamate ad affrontare, in un momento in cui la sensibilità ecologica è sempre più al centro del dibattito pubblico e legislativo.
Per questo motivo Cisalpina Research, il centro studi creato da Cisalpina Tours per rilevare dati e tendenze del mercato italiano dei viaggi d'affari, ha scelto di focalizzare la sua nuova indagine proprio sul tema della mobilità sostenibile. Ovvero: quanto le aziende sono realmente convinte della necessità di introdurre logiche eco-compatibili nelle loro politiche di mobilità? E in che misura riescono effettivamente a tradurre in pratica i loro propositi virtuosi? Ancora una volta, la metodologia della ricerca si è basata su questionari a risposta multipla distribuiti via web alle oltre 2500 aziende che compongono il customer database di Cisalpina Tours: un target molto profilato, costituito da travel manager, responsabili acquisti e responsabili risorse umane di realtà italiane di ogni settore e dimensione. Alla veicolazione della ricerca ha contribuito anche LifeGate, advisor e network di riferimento in Italia sulla sostenibilità, che ha distribuito il questionario alle aziende della propria rete. Quello che è emerso, ad oggi, è un quadro ancora in evoluzione ma caratterizzato da una certa fatica ad andare oltre le dichiarazioni d'intenti. Le istanze ambientali, in verità, non sono rimaste del tutto fuori dalle filosofie aziendali: se è vero che la maggioranza degli intervistati - il 66% - ha rivelato che la propria azienda non ha messo in atto alcun accorgimento per rendere sostenibile la gestione dei viaggi d'affari, un significativo 30% ha ammesso l'esistenza di campagne di sensibilizzazione interna su temi ambientali, svolte attraverso attività di comunicazione e formazione.

La maggior parte delle aziende interpellate, inoltre, si dichiara disponibile ad affrontare anche qualche sacrificio - in termini economici o di comodità - pur di rendere più sostenibili e responsabili le proprie politiche di viaggio: se il 32% parla genericamente di "modificare le proprie abitudini in trasferta", emerge anche una certa apertura per quanto riguarda l'utilizzo del car sharing e dei mezzi di trasporto pubblico. Dato non elevato ma di sicuro interesse, il 14% delle aziende si dichiara disponibile anche a spendere un po' di più pur di avere maggiori garanzie di ridotto impatto ambientale. Tuttavia, se è vero che le aziende si dimostrano sensibili ai temi ambientali e consapevoli della loro importanza, i buoni propositi si scontrano molto spesso con le difficoltà di una loro effettiva messa in pratica: è significativo, ad esempio, che il 55% degli intervistati non utilizzi nessuno strumento di rendicontazione delle emissioni di CO2, mentre il 21,74% ammette di non considerare le emissioni di anidride carbonica come parametri di cui tener conto nella pianificazione delle scelte d'acquisto per il travel, in aggiunta alle tradizionali variabili di costo, velocità e comfort. In generale mancano, nelle politiche di travel procurement, delle linee guida che tengano conto anche delle istanze green. Alla domanda: "La sua azienda ha adottato una politica formale riguardo agli acquisti sostenibili o acquisti responsabili con compagnie aeree, hotel, noleggi auto?", il 70% dei manager ha infatti risposto negativamente, mentre l'11% ha ammesso di valutare determinati parametri di sostenibilità solo per alcuni fornitori. Nello specifico, per quanto riguarda gli hotel, vi è una carenza di informazioni e di chiarezza su quali siano gli elementi in grado di fare la differenza nel processo di selezione secondo criteri di sostenibilità: quasi il 70% degli intervistati dichiara di non sapere quali siano i comportamenti che una struttura alberghiera dovrebbe attivare per essere eco-sostenibile e addirittura il 96% afferma di non adottare alcun criterio specifico per selezionare le strutture alberghiere secondo un'ottica di eco-compatibilità. Anche sulle certificazioni ambientali, che attestano l'effettiva messa in pratica di comportamenti eco-compatibili da parte degli hotel, emerge una certa genericità informativa: la maggior parte degli intervistati - oltre il 35% - dichiara di non conoscerle affatto, mentre il 39% ne ha solo sentito parlare.
Provando a indagare sulle possibili cause di questo ritardo, sono emersi elementi piuttosto frammentati e diversificati. Com'era prevedibile, il primo fattore citato è quello economico: quasi il 24% degli intervistati ammette il timore che la sostenibilità comporti necessariamente maggiori costi d'acquisto. A seguire (18%) viene segnalata l'oggettiva difficoltà di individuare fornitori di servizi effettivamente specializzati che includano, nella propria offerta, anche dei buoni strumenti per la costruzione di una green travel policy efficace. A mancare, nel 15% dei casi, è una cultura aziendale della sostenibilità condivisa da dipendenti e collaboratori, e spesso questo comporta delle difficoltà a raggiungere il consenso interno sulla definizione della politica da adottare. Inoltre, se da un lato si lamenta l'assenza delle necessarie competenze da parte del personale interno (12%), d'altro canto anche il mercato offre poca possibilità di reperire le necessarie informazioni tecniche o legislative (8%). Il risultato è un generale immobilismo (denunciato dal 7% degli intervistati), dovuto sostanzialmente al timore di affrontare tutte le incognite che un cambiamento di prospettiva potrebbe comportare. Dunque, nonostante la generale disponibilità delle aziende a prendere in considerazione criteri green nella costruzione delle travel policy, nella pratica la paura di mettere in discussione logiche consolidate si associa agli sforzi per tenere sotto controllo i costi, facendo passare in secondo piano l'urgenza di monitorare l'impatto ambientale generato dalle proprie trasferte. Il risultato è un divario tra gli intenti dichiarati e le politiche effettivamente attuate, anche a causa di una generale carenza di competenze, conoscenze e strumenti che supportino le imprese nella - lunga - strada che ancora resta da percorrere.
Tommaso Tautonico
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