04/01/2022 - 13:34

La tassonomia europea, perché è così importante

Si apre il confronto sulla bozza di "tassonomia europea", una sorta di elenco degli investimenti considerati sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale che include anche specifici progetti sul gas e sul nucleare.  Germania, Austria e Spagna dicono no, Francia e Paesi dell’Est Europa sono favorevi. E l’Italia?

Il 2022 si apre con un grido di allarme di Greenpeace sulla cosiddetta “tassonomia europea”. Tutto parte dal fatto che la Commissione Europea ha avviato una consultazione con gli esperti su una bozza di tassonomia, una sorta di elenco degli investimenti considerati sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale che include anche specifici progetti sul gas e sul nucleare.

Come mai all’Europa dovrebbe interessare una simile classificazione? Per comprendere meglio i temi in discussione, occorre fare un passo indietro e ricordare il Green Deal Europeo, cioè la strategia che l’Europa si è data per diventare una società a impatto climatico zero entro il 2050.

Poiché questa sfida europea necessita non solo di fondi pubblici, ma anche di fondi privai, la tassonomia serve a dire agli investitori cosa sia green e cosa no.

Il regolamento sulla tassonomia è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 22 giugno 2020 ed è entrato in vigore il 12 luglio 2020. Sarebbero stati necessari però degli atti delegati, ovvero delle regole in grado di dettagliare meglio la classificazione e qui sono sorti i problemi: il settore del gas e il nucleare possono essere considerati sostenibili oppure no?

Secondo una bozza di documento della Commissione del 31 dicembre 2021, i progetti nucleari con un permesso di costruzione rilasciato entro il 2045 potrebbero contemplare investimenti privati purché in grado di prevedere piani per la gestione delle scorie radioattive e per il decommissioning, cioè per lo smantellamento delle centrali. Saranno ammissibili anche i progetti di impianti a gas con autorizzazioni rilasciate fino al 2030, a condizione che soddisfino una serie di condizioni, tra cui emissioni inferiori a 270 grammi di CO₂ equivalente per kWh.

Dall’analisi di Greenpeace, questo sarebbe un duro colpo all'impegno europeo per il clima e per l'ambiente poiché l'energia nucleare genera scorie radioattive ad alta attività molto pericolose e non è ancora stata trovata alcuna soluzione a lungo termine per il loro smaltimento. Il gas fossile è invece già oggi la principale fonte di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia in Europa. Secondo Greenpeace, incoraggiare gli investimenti nel gas fossile assegnandogli un'etichetta verde non farebbe altro che aumentare il suo devastante impatto climatico, mentre le fonti rinnovabili sono più economiche e veloci da implementare: inviare un segnale contrario agli investitori privati potrebbe interrompere la transizione energetica verso il 100% di energie rinnovabili e ritardare i progressi dell'UE sui suoi impegni climatici.

A seguito della presentazione della bozza della Commissione, si sono espressi con un secco no Germania, Austria e Spagna. A sostegno del nucleare invece, troviamo la Francia (copre gran parte del proprio fabbisogno energetico con l’energia atomica) ed i Paesi dell’Est Europa. E l’Italia che posizione prenderà?

Secondo Greenpeace, l’Italia “anziché restare a guardare o, peggio, fare gli interessi delle lobby del nucleare e del fossile, dovrebbe fare una scelta energetica strategica: battersi per escludere gas e nucleare dalla tassonomia, e puntare tutto su rinnovabili ed efficienza energetica”.

«Promuovere queste forme di energia dannose e costose per i decenni a venire rappresenta una vera minaccia per la transizione energetica. Va ricordato che il referendum del 2011 che bloccò il ritorno del nucleare in Italia ha evitato una catastrofe economica. I quattro reattori francesi EPR che avremmo dovuto costruire in base al memorandum tra Berlusconi e Sarkozy avrebbero creato quattro “buchi neri” finanziari: secondo la Corte dei Conti francese, l’unico EPR tuttora in costruzione in Francia avrà un costo totale di oltre 19 miliardi di euro contro i 3,3 previsti, e nel frattempo Areva, l’azienda francese proprietaria della tecnologia, è fallita. Includere il nucleare nella tassonomia è greenwashing e una potenziale truffa per gli investitori di "bond verdi" con il nucleare incorporato», dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.

Parlamento europeo e il Consiglio dovranno pronunciarsi nei prossimi mesi. In particolare, il potere di veto spetta al Consiglio: per bloccare la proposta di tassonomia è necessaria l’opposizione di almeno 20 Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Unione. L’auspicio di Greenpeace è che l’Italia faccia la sua parte opponendosi all’ingresso di nucleare e gas nella tassonomia, per il presente e per il futuro del Pianeta.

Mariangela Lomastro
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