01/01/2013 - 01:00

La sfida europea per una pesca sostenibile

Dopo il lancio della proposta di riforma della Politica Comunitaria della Pesca (PCP) annunciata ieri dalla Commissione Europea, il WWF chiede al Parlamento Europeo e agli Stati Membri uno sforzo preciso e costante per avere dal 2013 una gestione sostenibile della pesca.
 
Allo stato attuale, la proposta della Commissione non è ritenuta sufficientemente ambiziosa per risolvere il problema pesca perché pur sottolineando la necessità di portare gli stock ittici a livelli di pesca sostenibile manca completamente di chiari e precisi meccanismi e calendari per raggiungere questo risultato.
"Cresce la preoccupazione tra la società civile, l'imprenditoria di settore e i consumatori per la gestione fallimentare della pesca in Europa degli anni passati. La Politica Comunitaria della Pesca viene riformata ogni dieci anni. E', quindi, questa un'occasione unica per affrontare con serietà un processo di riforma che ristabilisca una logica nel come si pesca, che permetta il recupero degli stock e che riporti fiducia ed opportunità in un settore economico disastrato," ha dichiarato Marco Costantini, responsabile del Programma Mare del WWF Italia. "Sebbene ci sia qualche elemento positivo, troppo poco si è fatto per promuovere un radicale cambiamento. E ora il tutto passa in mano al Parlamento Europeo e agli stati membri, a cui si chiede un atto di responsabilità, coerenza e coscienza" ha spiegato Costantini.
 
Per salvare i nostri mari è necessaria una presa di posizione radicale e coraggiosa da parte dell'Europa.
Per questo il WWF, in concomitanza con il lancio della proposta di riforma della Politica Comunitaria della Pesca proposta dalla Commissione Europea, ha lanciato una petizione indirizzata al Presidente e ai Membri del Parlamento Europeo.
Ecco i punti critici, secondo il WWF, della proposta europea.
 
Nel documento manca una visione chiara ed efficace per ridurre il problema della cosiddetta "overcapacity", ovvero la presenza di troppe barche per troppi pochi pesci.
La petizione, infatti, mette al bando in maniera inefficace i "rigetti a mare" (la pratica di rigettare in mare specie commestibili ma di scarso valore commerciale) ed è carente nel rispondere alle aspettative degli attori in gioco che vorrebbero una maggiore regionalizzazione e una cogestione nel settore. 
Inoltre emerge l'inerzia dell'Europa nell'assumersi una posizione di indirizzo e di leadership nel promuovere a livello globale una pesca sostenibile.
 
Il WWF chiede quindi "che la pesca venga gestita in maniera coerente, costante e con prospettive di lungo termine, a livello di bacino, per consentire agli stock di ricostituirsi; che un insieme di regole condivise consentano ai pescatori di prendere ciò che è ragionevole, scientificamente deciso, e soprattutto quando è necessario; di applicare questi stessi principi a tutte i pescherecci europee ovunque essi operino nel mondo".
Qui si può leggere e sottoscrivere la petizione.
Lisa Zillio
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