25/02/2014 - 14:25

Impianti di fotovoltaico, ecco quali vanno registrati al catasto

Obbligo di dichiarazione al catasto per gli impianti di fotovoltaico con potenza superiore ai 3 kW: a stabilirlo una circolare della Agenzia delle Entrate.
Le famiglie o le imprese che vogliono risparmiare sui costi dell’energia possono informarsi sulle tariffe di Eni, Enel o degli altri operatori del settore. Se si vuole puntare sull’indipendenza energetica, però, si può pensare di installare degli impianti fotovoltaici sul proprio tetto per produrre energia elettrica o riscaldare l’acqua. Per il Fisco, tuttavia, questi investimenti vanno dichiarati al catasto, perché sono considerati come un’appendice dell’edificio che ne aumenta il valore economico.

L’Agenzia delle Entrate infatti a dicembre 2013 ha emesso una circolare riguardante i profili catastali e gli aspetti fiscali riguardanti gli impianti fotovoltaici. Già dalla premessa del documento emerge che sono stati emessi dei documenti di prassi che chiariscono il discorso degli incentivi erogati ai titolari degli impianti di energia e di come i pannelli solari debbano essere inquadrati nell’ambito catastale.

Se si vuole risparmiare sull’energia domestica, quindi, è bene informarsi sulle offerte presenti sul mercato, ma occorre anche aver presenti le normative sulle fonti rinnovabili. Installare un impianto di fotovoltaico a casa o sul tetto della propria azienda, infatti, è un ottima soluzione per sfruttare gli incentivi statali (e gli ecobonus prorogati al 2014), ma bisogna mettere in conto che probabilmente saremo costretti a pagare una maggiore rendita catastale.

A spiegare la norma sugli impianti di fotovoltaico è recentemente intervenuta l’Agenzia delle Entrate con la circolare numero 36/E che definisce nello specifico i casi per cui vige l’obbligo di dichiarazione al catasto. In sostanza, per le famiglie non c’è molto da preoccuparsi perché l’obbligo scatta solo per gli impianti di potenza superiore ai 3 kW e in genere per le utenze domestiche non si va oltre. Tuttavia, è possibile che appunto per sfruttare gli incentivi qualcuno abbia fatto le cose in grande.

E allora per gli impianti di fotovoltaico con potenza superiore ai 3 kW, bisognerà presentarsi al catasto e dichiarare l’investimento effettuato. Secondo l’Agenzia delle Entrate, infatti, un sistema di pannelli fotovoltaici può aumentare il valore dell’edificio su cui viene fatta l’installazione. La variazione catastale, in ogni caso, andrà fatta solo se il valore dell’impianto è maggiore del 15% della rendita catastale dell’immobile.

Quali sono le conseguenze per privati e imprese? Ovviamente, con l’aumento del valore dell’immobile dichiarato al catasto, aumenteranno le tasse sulla casa o comunque sull’immobile in considerazione. Rialzi previsti, quindi, per IMU e TASI, oltre alla crescita della rendita catastale di una o più classi. Secondo l’Agenzia delle Entrate, per fare un esempio, ad una villetta del valore catastale di 1.200 euro potrebbe vedere un rincaro di circa 250 euro.

E come valutare l’investimento sul fotovoltaico? Per le famiglie può anche non essere facile valutare se l’aumento di rendita catastale supera il 15% e quindi è possibile che bisognerà spendere altri soldi per affidarsi al parere di un professionista del settore, un geometra ad esempio. Ovviamente la norma è retroattiva e ad essere dichiarati al catasto dovranno essere tutti quegli impianti con potenza compresa fra 3 e 20 kW.

In Italia la distribuzione degli impianti è disomogenea e, se al sud spiccano i sistemi fotovoltaici più grandi, anche superiori ai 20 kW, quelli di taglia più piccola sono più presenti al nord con il Veneto che detiene il primato (46 mila impianti). A seguire troviamo la Lombardia con 39 mila impianti e quindi l’Emilia Romagna con 26 mila.
SuperMoney
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