24/10/2016 - 13:27

GreenItaly 2016: 385mila aziende italiane scelgono la strada della green economy per uscire dalla crisi

Come hanno risposto le imprese italiane alle crisi economica che le sta flagellando da anni? Scegliendo la strada della green economy.
E' questo il trend che emerge da GreenItaly 2016, il settimo rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai e con il patrocinio del ministero dell'Ambiente. Secondo il rapporto un'impresa su quattro dall'inizio della crisi ha scommesso sulla green economy, che in Italia significa più innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza. Sono infatti oltre 385mila le aziende italiane, ossia il 26,5% del totale, dell'industria e dei servizi che dal 2010 hanno investito, o lo faranno quest'anno, in tecnologie green per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Una quota che sale al 33% nel manifatturiero, dove l'orientamento green si conferma un driver strategico per il made in Italy, traducendosi in maggiore competitività, crescita delle esportazioni, dei fatturati e dell'occupazione, continua il documento.  Nel manifatturiero il 46% delle imprese che investono in tecnologie verdi esporta, contro il 27,7% delle imprese non investitrici; il 35,1% delle imprese green ha aumentato il fatturato nel 2015 a fronte del 21,8% delle altre; il 33,1% ha introdotto innovazioni, contro il 18,7% delle altre.
 
Il rapporto evidenzia come la green economy si sia dimostrata una delle più significative ed efficaci risposte alla crisi. Una reazione che incrocia la natura profonda della nostra economia: la spinta per la qualità e la bellezza, naturali alleate dell'uso efficiente di energia e materia, dell'innovazione, dell'high-tech. Una evoluzione di sistema avviata 'dal basso' e spesso senza incentivi pubblici da una quota rilevante delle nostre imprese. Una scelta, che si basa su investimenti e produce lavoro, non scontata in tempi di crisi, ma coraggiosa e vincente. Analizzando il comparto del lavoro, alla nostra green economy si devono inoltre 2milioni 964mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze 'verdi'. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell'occupazione complessiva nazionale, destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla nostra economia 'verde' infatti arriveranno quest'anno 249.000 assunzioni fra green jobs in senso stretto e figure ibride con competenze green: pari al 44,5% della domanda di lavoro non occasionale. Quota che sale fino al 66% nel settore ricerca e sviluppo. Il contributo dei green jobs al prodotto lordo del Paese viene stimato per il 2015 a 190,5 miliardi di euro, pari al 13% del totale complessivo. 
 
Grazie anche alle realtà che puntano sull'efficienza l'Italia vanta inoltre importanti primati sul fronte dell'ambiente a livello europeo. L'Italia, infatti, con 14,3 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro prodotto, è il secondo Paese tra le cinque grandi economie comunitarie per minori input energetici a parità di prodotto, dopo il Regno Unito (11,6, che ha però un'economia molto più finanziaria che manifatturiera) e davanti a Francia (14,5), Spagna (16,8) e Germania (17,7). Con 312 tonnellate per milione di euro prodotto siamo secondi, sempre dietro la Gran Bretagna (260), per minore impiego di materia, meglio di Francia (358), Spagna (362) e Germania (462). Con 107 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto siamo secondi per minore intensità di emissioni atmosferiche, stavolta dietro la Francia (93, aiutata in questo caso dal nucleare) e davanti a Spagna (131), Regno Unito (131) e Germania (154). 
 
Siamo invece primi per contenimento dei rifiuti prodotti: ne produciamo appena 42 tonnellate ogni milione di euro, meglio di Spagna (49), Regno Unito (59), Germania (64) e Francia (84). Primato che ci pone all'avanguardia nell'economia circolare e ci permette di essere già oggi leader europeo nel riciclo industriale: nel nostro Paese sono stati recuperati per essere avviati a riciclo 47 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania sono 43, in Francia 29). Il riciclaggio nei cicli produttivi industriali ci ha permesso di risparmiare energia primaria per oltre 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ed emissioni per circa 60 milioni di tonnellate di CO2. E nel settore degli imballaggi, dove il tasso di riciclo (2015) è ormai pari al 66,9%, le quantità continuano a crescere: stando agli ultimi dati Eurostat, l'Italia è il Paese europeo che dal 1998 al 2013 ha visto il maggior incremento di imballaggi avviati a riciclo (+4,2 milioni di tonnellate). Nel nostro Paese, a giugno di quest'anno la quota di produzione di energia elettrica da rinnovabili ha superato quella da fonti fossili. E l'Italia vanta il record mondiale, tra i paesi industrializzati, nella quota di fotovoltaico (8%) nel mix elettrico nazionale.
 
Ma dove sono collocate geograficamente le aziende italiane che hanno deciso di puntare sul green? Molte nelle regioni del Nord, ma la loro presenza è diffusa in tutto il territorio nazionale. La Lombardia è la regione con il più alto numero di imprese eco-investitrici, ne conta 69.390, quasi un quinto del totale nazionale; seguono il Veneto con 37.120 unità, il Lazio con 33.630 imprese green, l'Emilia-Romagna a quota 33.010 e la Toscana con 29.160. Quindi troviamo il Piemonte con 28.480, la Campania (26.910), la Sicilia (23.630), la Puglia (23.330) e Marche (11.870). A livello provinciale, in termini assoluti, Roma e Milano guidano la graduatoria staccando nettamente le altre province italiane grazie alla presenza, rispettivamente, di 25.240 e 22.590 imprese che investono in tecnologie green. In terza, quarta e quinta posizione, con oltre 10.000 imprese eco-investitrici si collocano Torino, Napoli e Brescia.
 
 "Queste imprese dimostrano che il nostro posto nel mondo non è quello della competitività a bassi prezzi e dumping ambientale e sociale, ma quello della qualità, fatta di cura dei dettagli, di attenzione al capitale umano, di coesione, bellezza, innovazione e sostenibilità. Investendo green le aziende diventano più sostenibili e soprattutto più competitive e aprono un sentiero che va verso il futuro. Anche per il Paese, che nella green economy e nell'economia circolare ha riscoperto antiche vocazioni -quella al riciclo e all'uso efficiente delle risorse - e trovato un modello produttivo che grazie a innovazione, ricerca e tecnologia ne rafforza l'identità, le tradizioni, ne enfatizza i punti di forza" ha affermato il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci, commentando i dati contenuti nel rapporto. 
 
 "I dati del nostro Rapporto dimostrano una volta di più che la scelta green paga. Questo modello di sviluppo si sta rivelando uno strumento prezioso per intercettare nuovi stili di consumo e di vita basati su una maggiore domanda di sobrietà, attenzione alla giustizia sociale e equità. Si tratta di stili emergenti e in rapida ascesa sullo scenario globale che stanno portando verso una accelerazione dell'economia circolare" ha aggiunto il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello.
 
"I dati di GreenItaly confermano una tendenza in atto da tempo: il settore ambientale sta diventando determinante per tutta l'Europa E si conferma la leadership dell'Italia in Europa sull'economia verde. Dobbiamo lavorare, non dobbiamo accontentarci, ma prima su tutto dobbiamo dipingerci un po' meglio: crediamo di essere il fanalino di coda, mentre siamo in testa alle classifiche" ha detto il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, intervendo alla presentazione del rapporto. 
Rosamaria Freda
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