07/06/2019 - 12:11

Giornata Mondiale degli Oceani: l’unione europea scende in spiaggia contro la plastica in mare

In occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, Sabato 8 giugno, l’Unione europea organizza insieme a Ambiente Mare Italia una pulizia della spiaggia di Ladispoli per sensibilizzare sul tema dei rifiuti marini, e specialmente dei rifiuti di plastica.

 

 plastica in mare

Sabato 8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani, e per l’occasione la Rappresentanza in Italia della Commissione europea, insieme all'associazione Ambiente Mare Italia, organizza un’azione dimostrativa di pulizia della spiaggia di Ladispoli, presso Torre Flavia. L’intento è sensibilizzare la popolazione sul problema dei rifiuti marini, che rappresentano una grave minaccia per la biodiversità e hanno ripercussioni anche su turismo e pesca. Per quanto riguarda la pesca, ad esempio, nell'Unione europea il costo stimato dei rifiuti marini oscilla tra l'1 e il 5% dei ricavi totali . Oltre l’80% dei rifiuti che si possono trovare in spiaggia o in mare è costituito da plastica, e in larga parte proviene da fonti terrestri. Da un recente sondaggio Eurobarometro, emerge che i cittadini europei cominciano ad essere coscienti e preoccupati dell’impatto ambientale della plastica sulla loro salute (74%) e sull’ambiente (87%). La situazione è particolarmente critica nel Mediterraneo, che presenta tra le più alta densità di materie plastiche al mondo ed è considerato la sesta più grande zona di accumulazione di rifiuti marini.

L’Italia, con i suoi circa 7.500 km di coste, è fortemente esposta a questa forma di inquinamento. Con 90 tonnellate al giorno, si colloca al terzo posto per quantità giornaliera di materie plastiche scaricate nel Mar Mediterraneo, dietro solo alla Turchia (144) e alla Spagna (126). Il 21 maggio 2019 il Consiglio dell'UE ha adottato in via definitiva i testi legislativi proposti dalla Commissione europea per affrontare il problema dei rifiuti marini derivantidai 10 prodotti di plastica monouso rinvenuti più spesso sulle spiagge europee, e dagli attrezzi da pesca abbandonati, che insieme rappresentano il 70% di tutti i rifiuti marini.Si stima che grazie a queste norme si potranno evitare danni ambientali per 22 miliardi di euro entro il 2030, consentendo di evitare emissionipari a 3,4 milioni di tonnellate di CO2.

“Ogni anno sono prodotti miliardi di tonnellate di plastica e solo il 30% viene riciclato. Non possiamo più attendere, se vogliamo proteggere l’ecosistema marino. La direttiva sulla plastica monouso è un elemento essenziale del piano d'azione per l'economia circolare della Commissione europea e rientra nella strategia dell'UE sulla plastica, che colloca l'Unione europea in prima linea nella lotta globale contro i rifiuti marini.- dichiara Beatrice Covassi, Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea - Oltre alla definizione di un quadro normativo ad hoc, l’UE è da tempo impegnata a sostenere finanziariamente progetti e tecnologie che contribuiscono a salvaguardare l'ambiente naturale e a migliorare la salute dei nostri mari.”

In tale ambito si inquadra il progetto Medsealitter, finanziato con fondi UE per oltre 2 milioni di euro, che attraverso una rete di collaborazione tra Aree Marine Protette –supportate da istituti di ricerca, associazioni ambientaliste e università– ha permesso di sviluppare per la prima volta un protocollo condiviso di monitoraggio sui rifiuti marini e i loro effetti nel Mar Mediterraneo. Nell’arco di circa 2 anni, i 10 i partner impegnati nel progetto (provenienti da 4 Paesi UE - Italia, Spagna, Francia e Grecia) hanno percorso oltre 20.000 km con imbarcazioni di varie dimensioni, aerei e droni in diverse aree del Mediterraneo, registrando quasi 6.500 oggetti galleggianti costituiti tra il 75 e l’87% da rifiuti prodotti dall’uomo. Di questi, tra l’80 e il 90% erano composti da polimeri artificiali (plastica). Contemporaneamente sono stati effettuati campionamenti per quantificare i rifiuti ingeritidaparte di alcune specie animali considerate indicative come le tartarughe Caretta Caretta e i pesci Boga, per valutarne il rischio di esposizione al marine litter.

“Oltre il 65% delle tartarughe esaminate presentava oggetti o frammenti di plastica all’interno del tratto digestivo, mentre il 50% delle Boga esaminate aveva ingerito micro-plastiche. Più in generale 260 specie, tra cui invertebrati, tartarughe, pesci e mammiferi marini, – dice Patrizio Scarpellini, direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre, ente coordinatore del progetto Medsealitter–  sono direttamente o indirettamente colpite dal marine litter. Un fenomeno che ha effetti devastanti non solo sulla biodiversità, ma anche sulla qualità delle acque e degli interi sistemi territoriali.” Le Aree Marine Protette svolgono un ruolo chiave nella tutela del territorio. Per questo l’obiettivo è che il protocollo comune sviluppato venga adottato da quante più Aree Marine Protette possibile, in modo da definire modalità di gestione uniformi dei rifiuti marini e interventi di governance per limitarne l’impatto ambientale.

 

Marilisa Romagno
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