14/07/2015 - 14:30

Fondazione Barilla: l'impatto ambientale dipende per il 30% dalla dieta

Nel 2050 25 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni saranno malnutriti a causa degli effetti del cambiamento climatico: l'equivalente del numero di tutti bambini della stessa età di Stati Uniti e Canada. E in Occidente il consumo di alimenti provoca circa il 30% delle emissioni di gas serra, dovuto alla carne per il 12%, ai prodotti lattiero caseari per il 5%, a quelli ortofrutticoli per il 2% e a cerali e derivati per l'1% delle emissioni complessive.
Per questo, anche se in ritardo rispetto ad altri comparti dell'economia, la filiera agroalimentare è stata coinvolta nelle politiche per la lotta al cambiamento climatico. Una scelta quanto mai significativa nell'anno di Expo Milano 2015 e del COP21 di Parigi, eventi da cui usciranno indicazioni fondamentali per un futuro sostenibile. Per questo la Fondazione BCFN rilancia a tutti, dalle Istituzioni ai cittadini, l'invito perché ciascuno faccia la sua parte: i governi mettendo le persone, di qualsiasi Paese e livello sociale, nelle condizioni di accedere a cibo sicuro e sufficiente, e i cittadini perché diventino consapevoli che quello che mangiano ha una ripercussione sull'ambiente tanto quanto il mezzo di trasporto che decidono di usare.

E in occasione del World Population Day, la Fondazione BCFN presenta i nuovi dati che confermano la validità della Doppia Piramide nutrizionale e ambientale, il modello che mette a confronto la salubrità e la sostenibilità dei diversi alimenti. Di quanto possiamo ridurre il nostro impatto ambientale cambiando dieta? Se una famiglia di quattro persone adottasse per un intero anno un menu sostenibile, si risparmierebbero 3,7 tonnellate di CO2, pari a quella emessa guidando per 26.000 chilometri o al consumo biennale di gas della stessa famiglia. In Italia, adottare un menu sostenibile significa ridurre del 30% il proprio impatto ambientale in termini di emissioni di CO2, e ridimensionare del 17% l'impronta ecologica.

Adottare diete sostenibili diventa quindi sempre più urgente non solo per la salute delle persone, ma per il futuro stesso del pianeta. Secondo la definizione dalla FAO: "le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionalee contemporaneamente ottimizzano le risorse naturali e umane". L'Unione Europea ha fissato nella "Roadmap to 2050" l'obiettivo di ridurre dell'80% le emissioni di CO2 prodotte dagli Stati ed i comportamenti alimentari giocano in questo un ruolo fondamentale. In particolare l'UE suggerisce diadottare abitudini alimentari che riducano il consumo di proteine animali a vantaggio di alimenti a più basso impatto ambientale.

Tra gli esempi di diete sostenibili la FAO cita in particolare la dieta mediterranea, un modello alimentare che si caratterizza per la sua varietà, oltre che per uno spiccato equilibrio nutrizionale. Prevede un elevato consumo di verdura, legumi, frutta fresca e secca, olio d'oliva e cereali (per il 50% integrali), un moderato consumo di pesce e prodotti caseari (specialmente formaggio e yogurt) e un ancora più moderato consumo di carne rossa, carne bianca e dolci. 
La sostenibilità della dieta mediterranea è resa evidente dal modello della Doppia Piramide nutrizionale e ambientale, ideato dalla Fondazione Barilla BCFN nel 2009 e la cui validità viene oggi ulteriormente confermata dagli oltre 1200 studi utilizzati come fonti. "Oggi sappiamo che il comparto agroalimentare è uno tra quelli con l'impatto ambientale più rilevante- afferma Guido Barilla, Presidente della Fondazione Barilla BCFN - Inoltre, secondo il modello della Doppia Piramide alimentare e ambientale del BCFN, siamo consapevoli che gli alimenti dei quali i nutrizionisti consigliano un consumo più frequente sono proprio quelli che determinano meno emissioni di CO2, consumo di acqua e impronta ecologica. ll messaggio della Doppia Piramide vuole favorire una consapevolezza diffusa che il cibo rappresenta uno dei fattori rilevanti della sostenibilità globale: migliorare l'impatto che ha sull'ambiente e sulla salute deve essere una priorità per tutti gli attori della filiera agroalimentare. Dai governi, cui spetta il compito di proporre e attuare misure adeguate per garantire che tutti abbiano accesso a diete più sane e sostenibili; alle persone, che auspico siano sempre più attenti e sensibili e soprattutto messe nella condizione di poter scegliere in modo responsabile come mangiare".

Mangiare sostenibile costa di più? In un momento di crisi è ancora più importante che un modello di alimentazione sostenibile sia anche alla portata di tutti. I dati dimostrano che mangiare meglio non significa spendere di più, soprattutto in Italia e nei paesi di area mediterranea. La Fondazione BCFN ha analizzato i prezzi degli alimenti in differenti periodi dell'anno e su diverse città. Ecco i risultati delle rilevazioni fatte a Milano e Napoli (rispettivamente le due più grandi del Nord e del Sud), usando i prezzi medi del mese di aprile 2015 . Il confronto è stato fatto fra 4 menu settimanali, tutti nutrizionalmente bilanciati, ma con diversa presenza di proteine di origine animale.
Tipo di dieta (calcolo su una settimana di alimentazione)Costo a MilanoCosto a Napoli
Menu con presenza prevalente di proteine animali€ 43€ 34
Menu sostenibile, che comprende una quantità equilibrata di proteine animali (modello suggerito da BCFN)€ 40€ 32
Menu vegetariano€ 35€ 28
Menu vegano€ 33€ 26
Tommaso Tautonico
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