01/03/2017 - 23:10

Eutanasia. Il caso di dj Fabo. Della vita e della morte.

In questi giorni suifaceboook e socisal si è accesa la polemica sul triste caso di dj Fabo che ha riportato alla ribalta la questione dell'eutanasia.
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Da un punto di vista religioso, il rifiuto della vita, quale che sia, sia dal punto di vista del dolore fisico e della sofferenza psicologica, è un peccato tra i più gravi immaginabili (se esiste una classifica dei peccati).

Dal punto di vista normativo-sociale un suicidio è un auto-omicidio, un reato anche perchè le ripercussioni non ricadono solo su se stessi.

Poi se chi vi sopravvive (per fortuna o sfortuna, lo saprà solo lui) non andrà sotto processo, ma ideologicamente sarebbe da considerare una sorta di assassinio di se stesso.

Dal punto di vista etico-umano - quello cui in realtà tengo di più - è una delle più drammatiche scelte individuali che - giuste o sbagliate - che possano essere mai prese.

Trovandomi al posto di dj Fabo, un caso estremo di una persona ormai incapace di esercitare la propria volontà, pur mantenendo tutto il suo raziocinio, io non so quale sarebbe stata la cosa più giusta da fare per me, cosa io avrei voluto per il mio destino senza alcun ombra di dubbio.

Forse sì, ma credo che siano situazioni in cui la nostra opinione può incredibilmente cambiare quando i casi della vita ti pongono di fronte a quel tipo di dramma.

Da parte nostra, di tutto il resto del mondo che ne sta discutendo, però, auspicherei che se ne parlasse con molto più rispetto.

Il rispetto.
Dj Fabo Era una persona, un normale ragazzo, di fronte ad un baratro senza fine.

Online sui Social si è scatenata una discussione cui tutti si sono messi a sentenziare con toni spesso davvero aspri.
Per me sarebbe stato meglio tacere. Il dolore dei singoli resti individuale e bisogna averne rispetto.

Io non ho certezze, ma anche io mi interrogo sulla drammatica vicenda, più per esplicitare i miei dubbi che volontà di affermare chissà quali miei granitici valori.

Perciò mi chiedo: se non si ha il dono della Fede (o comunque la disperazione è così insuperabile, tanto da sperare comunque nella misericordia divina, pur facendola finita), perché non si può avere il diritto all'autodeterminazione di porre fine a delle inaudite sofferenze che non diminuiranno mai, se non con la morte?

Perché nel momento più drammatico della propria esistenza lo Stato e la Società ci devono abbandonare alle nostre miserie cui non siamo in grado di porre fine?

Non potrò mai auspicare "più eutanasia per tutti", ma sicuramente vorrei una normativa che arrivasse a prevedere questi casi.

Perché purtroppo ogni giorno ci sono tante persone che versano in quelle condizioni, persone che meriterebbero di non dover ricorrere al reato di qualcuno per porre fine al proprio dolore.

La vita è un valore assoluto, nessuno ha alcun dubbio.
Nessun dubbio... anche per chi, al contrario, non perde occasione di invocare – soprattutto sui Social -  la pena di morte contro chi si macchia dei reati di violenza più efferata.

Ma non si può continuare a voltare la faccia a persone come dj Fabo,  abbandonarle al proprio destino in nome della difesa ad oltranza del valore della vita.

La vita è un bene assoluto, va bene, ma deve poter essere prevista, normata e regolamentata, anche la possibilità di esercitare il diritto alla morte per chi versa in condizioni di estrema sofferenza.

Lasciando tutto come sta non si annullerà il problema.
Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile