01/01/2013 - 01:00

Energia nucleare formato mini

Che piccolo è anche bello lo dice perfino Bill Gates che con la sua società TerraPower ha avviato una alleanza con Toshiba per realizzare il primo 'reattore portatile'.
Si chiama mini-nucleare: sono centrali in formato tascabile con costi di produzione ridotti a un decimo rispetto alle centrali nucleari tradizionali, possibilità di posizionamento non necessariamente in prossimità di grandi fonti idriche e una soluzione ottimale per sostituire le centrali a carbone riducendo quindi le emissioni nocive di C02.
Dei nuovi e piccoli reattori si sta tanto parlando in questo periodo negli Stati Uniti. Le tre grandi aziende di servizi pubblici statunitensi Tennessee Valley Authority, First Energy e Oglethorpe, stanno lavorando per ottenere la certificazione necessaria dalla Nuclear Regulatory Commission (Commissione di regolamentazione nucleare degli Stati Uniti) per poter procedere all'installazione dei primi 'mini reattori'.
L'idea dei reattori più piccoli non è nuova, nasce infatti dall'esperienza accumulata nel corso degli anni nella progettazione di mini impianti nucleari per navi, sottomarini e rompighiaccio, realizzati soprattutto negli Stati Uniti e in Russia. Ma cerchiamo di comprendere meglio in che cosa consistono effettivamente i vantaggi legati all'impianto mPower, questo il nome del mini reattore nucleare.
- Economico: la realizzazione del reattore richiede l'impiego di circa 750 milioni di dollari, a differenza dei 5-10 miliardi necessari alla realizzazione di una centrale tradizionale. I piccoli impianti infatti richiedono meno cemento e ferro e sono molto più semplici da realizzare.
- Sicurezza: gli esperti assicurano che il livello di sicurezza dovrebbe essere equivalente, se non superiore, ai reattori tradizionali. La struttura è più semplice e presenta meno parti mobili che rischiano di rompersi. Altro vantaggio per la sicurezza sarebbe la presenza ridotta di reazioni nucleari che quindi generano meno calore, caratteristica che li dovrebbe rendere più sicuri in caso di malfunzionamento. I mini reattori verrebbero inoltre posizionati in strutture di contenimento a due piani poste sotto il terreno.
- Riduzione di C02: i mini reattori risolverebbero lo storico problema delle emissioni nocive di C02 delle centrali a carburante.
Se tutto ciò fosse vero, resterebbero tuttavia irrisolti i problemi da sempre legati al nucleare, mini o grande che sia: quelli relativi allo stoccaggio delle scorie dei residui nucleari, quelli legati alla contaminazione in caso di incidenti e, nuova inquietudine del popolo americano, quelli che vedono la possibilità che i nuovi impianti richiamino l'attenzione dei terroristi e diventino bersaglio facile per gli attentatori.
Altra perplessità riguarda i posti di lavoro: come avevamo segnalato in un post precedente sul tema dell'ecolavoro, le stime sulla crescita occupazionale legata alla produzione di energie rinnovabili, che si tratti di eolico o pannelli solari, parlano di un boom dell'impiego nel settore, mentre i mini reattori - stando all' articolo pubblicato sul Corriere della sera dal quale ci siamo ispirati - ridurrebbero drasticamente l'occupazione.
Questa particolare forma "parcellizzata" di produzione energetica potrebbe dare un ulteriore stimolo alla diffusione della cosiddetta generazione distribuita (o autoproduzione), così come accade nel caso del fotovoltaico, dell'eolico o del termico. Ed è forse l'aspetto più interessante: lo sviluppo di processi in netta contrapposizione con la tradizionale gestione dell'energia e della rete elettrica (ossia con poche e grandi centrali collegate a reti di distribuzione ad altissima tensione). Un obiettivo di sostenibilità, quello dell'autoproduzione, che vede Energrid tra i suoi principali promotori a livello nazionale.
fonte:energrid.it
Marilisa Romagno
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