01/01/2013 - 01:00

Energia dai rifiuti con gli impianti di produzione di Biogas

L' aumento del petrolio greggio associato alla scarsezza dei combustibili fossili, la necessità di ridurre la "dipendenza" dai Paesi produttori di energia, l'esigenza di limitare le emissioni dei cosiddetti gas-serra per far fronte ai cambiamenti climatici sono tra le cause che spingono a cercare e trovare un' alternativa sostenibile per quanto riguarda le fonti energetiche.

A tal scopo l'Unione Europea si è riproposta di perseguire l'obiettivo 20-20-20 ovvero entro il 2020 ridurre i consumi di fonti primarie e le emissioni di gas climalteranti del 20% ed incrementare al 20% la quota di fonti rinnovabili nella copertura dei consumi finali (quindi, usi elettrici, termici e per il trasporto).

Tra le fonti rinnovabili, il biogas (derivante dal processo di digestione anaerobica dei rifiuti) risulta di particolare interesse. Il biogas è una miscela di gas la quale è composta prevalentemente da metano (circa il 70%) e il metano è un gas combustibile che può essere impiegato per produrre calore e, successivamente, il calore può essere convertito in energia.

Quindi, il processo di trasformazione biologica anaerobica dei rifiuti può essere considerato un processo di valorizzazione energetica del rifiuto in quanto consente di ottenere da un materiale di scarto energia.

Esistono diverse configurazioni impiantistiche per gli impianti di trasformazione anaerobica; le principali: Low Solids e High Solids. Negli impianti Low Solids la produzione di biogas è di circa 0.5 Nm3 kgSSV(rimossi)-1; quindi, per ogni chilo di Solidi Sospesi Volatili rimosso si producono 0.5 Nm3 di biogas. Nel caso degli impianti High Solids la produzione di biogas è di 1 Nm3 kgSSV(rimossi)-1.

Biogas si produce anche in discarica controllata con tempi che richiedono le decine di anni.

Nell'allegato speciale si approfondisce il concetto di impianti di digestione anaerobica.

(autore: Mariangela Consoli)
 

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