01/08/2013 - 17:00

DL Efficienza energetica: 20 anni indietro senza caldaie a condensazione

L’industria italiana del riscaldamento è preoccupata: per alcuni tentativi di rimpasto di emendamenti al Decreto sull'Efficienza Energetica sono state prese in considerazione normative tecniche del settore superate, come già segnalato ufficialmente e ripetutamente agli organi governativi, in merito all’evacuazione dei prodotti della combustione, senza agevolare l’adozione delle caldaie a condensazione ad alta efficienza.

Tutto ha origine dalla riformulazione di una proposta dei costruttori di apparecchi e componenti per impianti termici, che era frutto di un’analisi tecnica oggettiva e di un’intesa con i principali soggetti interessati, ovvero le associazioni dei produttori di camini e canne fumarie e il Comitato Italiano Gas come Ente di normazione tecnica. L’obiettivo era di risolvere l’attuale situazione di incertezza interpretativa sulle modalità di scarico a parete dei fumi di combustione, ma soprattutto di adeguarci alle prossime previsioni dell’Unione Europea, che a settembre 2013 pubblicherà il Regolamento Ecodesign per il riscaldamento e, di fatto, vieterà l’immissione sul mercato di caldaie non a condensazione a partire da settembre 2015. Il rischio, infatti, è che in questo lasso di tempo vengano distribuiti ancora prodotti “tradizionali” e che i sistemi fumari (camini, canne fumarie) non vengano adeguati per tempo condannandoci così all’ennesima sanzione comunitaria per procedura d’infrazione. Il rimpasto degli emendamenti, al contrario, ha come risultato immediato quello di ricondurci ancor più nell'incertezza applicativa e di favorire sul mercato nazionale una nicchia di caldaie con emissioni poco più basse dei modelli standard, ma non a condensazione, ovvero una tecnologia ormai obsoleta con costi più alti per il consumatore finale, in quanto realizzate solo per il mercato italiano mentre i principali Paesi europei ed i mercati emergenti stanno decisamente virando verso la condensazione.

Tutto questo ci porta indietro di 20 anni e si traduce in un grave danno economico al settore, che con importanti investimenti sta riorganizzando le proprie piattaforme produttive. “Ormai le aziende vincenti devono pensare in ottica di export e non solo in termini di mercato italiano o dei suoi regionalismi - dichiara la Presidente Ferroli – Se le riformulazioni dei nostri emendamenti venissero confermate, non ci saranno i benefici di scala che i numeri ben più alti delle produzioni di caldaie a condensazione per i mercati europei ed extra-europei ormai garantiscono. Il Governo rischia così di agire in modo controproducente per l'industria italiana ed europea, per i lavoratori e per le sue produzioni ad alta tecnologia, a vantaggio di una libertà di scelta fittizia e ingannevole, del tutto incoerente con gli indirizzi di efficientamento energetico indicati dall'UE e sin qui declamati dallo stesso Governo nella Strategia Energetica Nazionale”. Tutto ciò rischia di retrocederci agli ultimi posti nel sistema industriale e produttivo degli apparecchi per il  riscaldamento, penalizzando un settore che era tra i 3 del "sistema-Italia" espressamente citati ad esempio  e vanto nella Strategia Energetica Nazionale.

Assotermica ha sempre lavorato per la trasparenza nella fase normativa ascendente, del confronto tra le parti, dello scambio di informazioni e della consapevolezza di un quadro normativo e competitivo ormai molto complesso e in continua evoluzione. Conclude Paola Ferroli: “Apprezziamo l’intenso sforzo che è stato fatto per confermare, ad esempio, le detrazioni fiscali per la sostituzione delle caldaie, ma non possiamo permetterci di vanificare tutto quanto a causa di raccomandazioni tecniche che non trovano alcun consenso nei settori industriali di riferimento né coerenza con gli indirizzi di efficientamento energetico indicati dall’UE”.

Tommaso Tautonico
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