30/03/2021 - 12:04

Da smart city a wise city: nel post Covid città e spazi pubblici mettono al centro il benessere e l'ascolto dei cittadini

Smart working, didattica a distanza, coprifuoco: per contrastare il “nature-deficit disorder” dovuto al prolungato confinamento domiciliare si punta sull’architettura vegana, con aree realizzate utilizzando materiali naturali, e si guarda al modello australiano delle "città 20 minuti". Grande spazio anche a materie prime riciclate e antibatteriche, in grado di garantire sostenibilità e sicurezza, a tecnologia touchless e a strutture capaci di favorire il distanziamento sociale.

da smart city a wise city

Le pavimentazioni in pietra dell’antica Grecia che, secondo le credenze dell’epoca, proteggevano dai miasmi nocivi emanati dalla Terra, gli ampi e dritti viali costruiti in Europa per difendersi dal colera, l’estetica pulita del modernismo emersa dopo il diffondersi della tubercolosi: come spiega The Guardian, a modellare gli spazi sono sempre state le epidemie. Anche questa volta sono tantissime le aziende, gli architetti e gli urbanisti che da subito hanno messo il loro ingegno al servizio della comunità, rivoluzionando il modo di organizzare negozi, uffici e abitazioni. La linea che emerge è quella di scommettere su ambienti a misura d’uomo, concepiti in armonia con la natura per contrastare quello che i ricercatori hanno definito “nature deficit disorder” (The New York Times). Un’idea che può essere riassunta, come suggerisce El País, nella volontà di non puntare più sulle iper-connesse e affollate smart city, ma sulle wise city, un modello che mette al primo posto il benessere dei cittadini e l’ascolto delle loro necessità per dare vita ad aree urbane che si caratterizzano per la loro vivibilità nell’ottica di creare delle "città 20 minuti" (Bernard Salt di The Demographics Group) in cui tutti i servizi distano meno di mezz’ora tra loro.

È quanto emerge da uno studio condotto da Espresso Communication per Conlegno, Consorzio Servizi Legno Sughero, su 30 testate internazionali di design e lifestyle. “Conlegno è da sempre in prima linea per promuovere la diffusione di edifici a struttura portante in legno, sostenibili e sicuri – spiega Alberto Cavalli, responsabile Area Tecnica Legno Strutturale – Per fare questo il Consorzio, in collaborazione con Assolegno, ha ideato la certificazione volontaria S.A.L.E., un protocollo privato nato con lo  scopo di identificare le aziende costruttrici specializzate in bioedilizia, rispettose della normativa vigente e in grado di garantire edifici confortevoli, durevoli e di qualità".

Ma cosa significa questo per lo sviluppo residenziale? Come riporta woodsolutions.com, prima di tutto cambierà il design della casa con spazi dedicati al lavoro da remoto, liberi da distrazioni e acusticamente isolati. In secondo luogo aumenteranno le dimensioni degli appartamenti o si opterà per abitazioni indipendenti posizionate in luoghi strategici, immerse nella natura e lontano dall’inquinamento. In questo contesto, prosegue woodsolutions.com, è realistico aspettarsi che nei prossimi anni muterà l’assetto delle città prediligendo, alla struttura urbana a “uovo fritto” con un singolo quartiere centrale degli affari altamente congestionato, un’economia suburbana più forte nella quale domineranno le "città 20 minuti", così definite da Bernard Salt di The Demographics Group, in cui la residenza, il posto di lavoro e i negozi si trovano entro 20 minuti di viaggio l'uno dall'altro. Un’opportunità interessante per il mercato delle costruzioni in legno in quanto permette di realizzare unità residenziali in tempi rapidi, di qualità elevata e arrecando il minimo disturbo al vicinato.

Ed è proprio l’architettura vegana ad essere sempre più centrale e richiesta. Forse il 2020 sarà ricordato, infatti, come l’anno nel quale l’essere umano ha riscoperto la natura, diventando più cosciente della sua importanza a livello non solo ecologico, ma anche emotivo: durante il lockdown, come racconta il New York Times, ad emergere è stato quello che i ricercatori hanno definito “nature deficit disorder”, una mancanza di contatto con la natura capace di generare malumore e stress. Ecco allora, che tutto ciò che deriva dalla terra diventa protagonista in ogni fase della progettazione, per aiutare le persone a “vivere” la natura anche quando sono in ufficio, in un centro commerciale o a casa. Fra i materiali principali non poteva che esserci il legno che affianca alla sostenibilità anche la sicurezza: non solo è capace di assorbire CO2 ed è facilmente riutilizzabile, ma secondo uno studio del tedesco Institut für Holztechnologie di Dresda, sono meno i batteri che vi sopravvivono rispetto alla plastica. Da citare, d’accordo con la versione inglese dell’Architectural Digest, anche quarzo, granito, piastrelle in gres porcellanato, formica e rame. Un cambio di passo che riguarderà anche il settore dell’ospitalità, dove le superfici lucide lasceranno il posto a quelle grezze e i mobili artigianali e naturali saranno sempre più apprezzati. Ma non solo materiali, c’è anche chi, come il visionario architetto Renzo Piano, si è spinto oltre progettando un intero quartiere di Tirana immerso nel verde che ospiterà lo stesso numero di alberi ed esseri umani. Una vera e propria città nella città, che favorirà la biodiversità e il benessere dei suoi abitanti che vi potranno trovare tutte le strutture delle quali hanno bisogno come ospedali e università. Per creare innovazioni come queste, capaci di trasformare il modo di vivere, ArchDaily ricorda come oggi sia più che mai fondamentale che a dare vita a un progetto sia un team di esperti che abbracci diversi ambiti, dalla mobilità al trasporto passando per psicologia e persino agricoltura.

Per creare ambienti sicuri e confortevoli, occorre prestare grande attenzione anche alla luminosità: secondo quanto riporta Fast Company, infatti, una recente ricerca ha dimostrato come la luce del sole e il ricambio d’aria non solo permettono di contenere in modo sensibile i consumi, ma riducono gli agenti patogeni presenti all’interno dello spazio. Anche l’umidità sembra essere vitale per un ambiente sano prosegue la rivista statunitense: se si aggira fra il 40 e il 60% diminuisce il rischio di trasmissione dei microbi presenti nell’aria e la loro carica virale. Non va dimenticato anche il distanziamento sociale, che rimane un tema scottante: le barriere parafiato sono state fondamentali sin dall’inizio dell’emergenza per rispondere alle esigenze di negozi e aziende come ricorda Vox. Nascono, però anche progetti come quello del “Parc de la Distance”, un labirintico parco che coniuga Barocco francese e giardini zen studiato per vivere la natura evitando quanto più possibile contatti con altre persone. Fra i cambiamenti più eclatanti anche l’addio a bottoni e maniglie: in un articolo dove racconta una possibile vita nel 2025, la BBC immagina un mondo nel quale la tecnologia touchless è ovunque e gli ascensori si aprono con i comandi vocali o attraverso il proprio smartphone.

Ecco, infine, come il Covid-19 plasmerà gli spazi:
1) l’iper-connessa e frenetica smart city, lascia il posto a un nuovo modello: quello della wise city, una città saggia che mette il benessere dei suoi abitanti al primo posto;
2) ascoltare le esigenze delle persone, dando vita ad ambienti che le facciano sentire sicure e serene, diventa una nuova priorità;
3) i materiali riciclati e riciclabili diventano i tasselli fondamentali in ogni fase di progettazione;
4) l’architettura vegana si conferma un trend sempre più in voga, per rinsaldare il legame con la natura;
5) le superfici naturalmente antibatteriche, come il legno, diventano le predilette da progettisti e consumatori;
6) gli ambienti si fanno più luminosi, in quanto la luce del sole abbatte la presenza di agenti patogeni;
7) il distanziamento sociale viene favorito con barriere parafiato, ma anche ridisegnando gli spazi per evitare quanto più possibile i contatti;
8) all’interno delle metropoli nascono oasi verdi, micro-città dove convivono lo stesso numero di persone e alberi;
9) a tecnologia touch, maniglie e interruttori si sostituiscono strumenti “touchless”;
10) i progetti nascono dall’iniziativa di un team di esperti che abbraccia tutti i campi, dalla mobilità alla psicologia.

Tommaso Tautonico
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