27/09/2016 - 11:41

Come aumentare la competitività delle nostre imprese? Dal TTIP alla necessità di aprirsi ai mercati esteri: ecco la ricetta di Calenda

E' necessario recuperare il gap che ci divide dal resto d'Europa sul versante delle esportazioni e della competitività delle nostre imprese, soprattutto quelle piccole e medie. Infatti il rapporto tra le nostre esportazioni e il PIL è del 30 per cento a fronte di quasi il 50 della Germania.
 Ad affermarlo è stato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, rispondendo nell'Aula del Senato ad alcune interrogazioni con cui il Parlamento chiedeva al governo di intervenire per favorire gli investimenti a sostegno dell'innovazione e della competitività del sistema industriale italiano. Secondo Calenda questo gap nasce anche dell'esistenza di uno squilibrio: l'Europa è l'area più aperta del mondo in termini di dazi, mentre invece molti altri Paesi, Stati Uniti compresi, lo sono molto meno. In questa ottica è importante il TTIP, ovvero il trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che ha l'intento dichiarato di modificare regolamentazioni e standard (le cosiddette "barriere non tariffarie" ) e di abbattere dazi e dogane tra Europa e Stati Uniti rendendo il commercio più fluido e penetrante tra le due sponde dell'oceano. Gli Stati Uniti hanno barriere tariffarie sui nostri settori di specializzazione, che sono settori di prima industrializzazione sui quali gli Stati Uniti sono tradizionalmente molto protezionisti, come tessile, gioielleria e alla ceramica, ma hanno anche barriere non tariffarie pesantissime, ha spiegato il ministro. Si tratta di cose che rendono difficilissima l'esportazione alle imprese italiane. Al di là dei dazi puntuali che vanno dal 20,08 per cento delle calzature al 19 per cento della lana, al 12,5 per cento dei pomodori e al 10 per cento delle ceramiche, questa è la parte più pericolosa per le imprese italiane, ha precisato Calenda. 
 
E non solo. Gli oneri derivanti da standard diversi pesano tra il 30 e il 40 per cento sui costi, in particolare per una piccola impresa perché una grande impresa ha più facilità, ovviamente, ad avere doppi standard. Calenda si è poi soffermato proprio sul tema centrale del TTIP che sono gli standard chiarendo come in realtà il trattato non preveda il cambiamento del "principio di precauzione": non si può negoziare, cioè, il principio di precauzione che è la base giuridica su cui noi teniamo fuori la maggior parte degli OGM. E ancora. "Dopo l'inizio dei negoziati abbiamo emanato anche una regolamentazione che consente anche agli Stati nazionali di regolamentare. I servizi pubblici non sono in alcuna forma di negoziazione nell'ambito dell'Unione europea, non sono, cioè, nella disponibilità negoziale dell'Unione europea e così non lo è la cultura, per l'ovvia importanza che riveste, e tantomeno lo sono i diritti del lavoro; anzi, l'istanza che stiamo portando avanti è rivolta agli americani, affinché riconoscano le convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro" ha detto il ministro ricordando come il nostro Paese abbia intenzione di concludere il trattato solo se le condizioni siano davvero positive per i nostri mercati. 
 
Quanto al tema dell'attrazione degli investimenti il ministro Calenda ha ribadito la volontà del governo di rendere più competitive le nostre imprese ma - ha detto - per farlo è considerare una serie di fattori che riguardano il contesto, la produttività totale dei fattori, il costo dell'energia e la riforma della giustizia: non c'è una strategia che può accelerare tale processo. "Siamo un Paese relativamente poco attraente, perché negli anni abbiamo trascurato di essere un Paese facile per le industrie. Cambiare questo percorso è l'impegno del hoverno; è questo il modo in cui si attraggono gli investimenti, mantenendo in noi la consapevolezza di volerne pagare il prezzo, cioè non chiuderci in un sistema autarchico, sia in proiezione, verso l'esterno, sia nell'accogliere gli investimenti. Ciò determinerebbe, per quello che è oggi l'Italia in termini di esportazione, ma anche di potenziale di attrazione e di necessità di investimenti e di costrizioni di budget, un declino del Paese" ha concluso il rappresentante del governo. 
Rosamaria Freda
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