08/10/2020 - 00:58

Caffè e tachicardia: un binomio da interpretare

Salute, alimentazione e benessere.

C’è una correlazione tra assunzione di caffeina e aumento dei battiti cardiaci? Tra miti da sfatare e saggezza popolare, tra dati scientifici e sorprese: tutto ciò che c’è da sapere su questa discussa coppia.
Photo by se hui(shirley) Kim from FreeImages

È mattina: c’è chi fa una colazione al volo e corre subito al lavoro e chi invece si siede a tavola con calma; c’è chi ama fermarsi al bar e chi invece inizia la giornata ancora in pigiama, nella propria cucina. Ma tra gli uni e gli altri, sono davvero pochi coloro che rinunciano al piacere del caffè mattutino. Il caffè accompagna gran parte della vita quotidiana degli italiani, e costituisce spesso un insostituibile piacere. Eppure si sente frequentemente parlare con toni preoccupanti dei suoi effetti sull’organismo, come – primo tra tutti – un repentino aumento della frequenza cardiaca. Cosa succede? È la caffeina la responsabile della tachicardia improvvisa? Qual è la correlazione tra caffè e battito cardiaco?

Tradizionalmente, il consumo di caffè è da sempre associato ad effetti negativi sul cuore, sulle arterie e sulla pressione sanguigna. Tra saggezza popolare, studi scientifici e il semplice interesse di chi si preoccupa per la propria salute, il binomio caffeina-tachicardia è ormai da tempo sulla bocca di tutti, dai medici all’opinione pubblica. Tuttavia, sembra che ancora non si sia arrivati a un punto di svolta, e che la correlazione tra l’aumento del battito cardiaco e l’assunzione di caffè non sia così scontata come si vuol far credere. La maggior parte degli studi scientifici che hanno esplorato l’argomento, infatti, sono giunti a una conclusione che ha fatto discutere a lungo: sotto una certa soglia, ovvero meno di cinque tazzine al giorno, il consumo di caffè non sembra avere un’influenza nefasta per il cuore, soprattutto a lungo termine.

Eppure, è innegabile che – nel momento in cui si beve caffè o si assume caffeina attraverso altre bevande – non sono poche le persone che avvertono un istantaneo innalzamento del ritmo cardiaco. È giusto quindi preoccuparsi di questi episodi di tachicardia? Cosa succede e perché?

Qualche anno fa, il Journal of American Heart Association ha smentito una delle più diffuse e incontestate credenze sull’assunzione di caffè: a quanto pare, infatti, quest’ultima non comporta battiti cardiaci “in più” per l’organismo, perlomeno non a lungo termine. Ciò che si nota è solo un aumento durante il “consumo acuto”, ovvero quello concentrato in un determinato momento.
Invece, contrariamente a quanto generalmente siamo portati a considerare, appare sempre più evidente, in tempi recenti, la correlazione tra il caffè e altre sostanze contenenti caffeina (come il tè e il cioccolato fondente) e alcuni specifici benefici cardiovascolari. Un moderato consumo di caffè, infatti, viene attualmente associato a una minore incidenza di patologie vascolari e cardiache, tra cui l’aterosclerosi alle arterie coronariche, l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale. Il punto, purtroppo, è che ancora non è chiaro quale sia effettivamente questo limite: c’è
chi parla di tre tazzine di caffè al giorno, chi di un massimo di cinque e chi, forse più oculatamente, fa notare che non è possibile “conteggiare” l’assunzione di caffeina in base al numero di caffè che si prendono quotidianamente, perché sono molti altri gli alimenti che ne contengono dosi significative.

In definitiva, l'incertezza clinica che persiste sull’argomento fa sì che ancora oggi si sconsigli l’uso di caffè, specialmente se si è particolarmente sensibili agli episodi di tachicardia. Resta un valido consiglio evitarne l’abuso, specialmente se insieme al caffè si è soliti consumare altre bevande con caffeina come tè ed energy drink. L’assunzione di dosi elevate di caffeina non garantisce alcuna garanzia in termini di salute e di protezione dalle malattie cardiovascolari nel caso in cui chi ne abusa soffra già di particolari complicanze che interessano la pressione arteriosa e la frequenza del battito cardiaco.

Al contrario di altre abitudini, come fumare o bere alcolici, prendere uno o due caffè al giorno è permesso anche per le donne in gravidanza: non ci sono prove scientifiche che la caffeina possa nuocere alla salute del bambino o della mamma durante il periodo della “dolce attesa”. Perché bere caffè in gravidanza non altera il buon andamento dei nove mesi di attesa e non provoca disturbi al bambino. Allo stesso modo, è stato smentito anche il “falso mito” della cattiva influenza del caffè su chi soffre di osteoporosi: sebbene alcuni studi abbiano indicato nella caffeina uno dei responsabili della perdita di calcio attraverso l’urina, tale perdita sembrerebbe del tutto trascurabile e il normale consumo di caffè non ha alcun peso sulla densità ossea o sui livelli di calcio.

Ciò che abbiamo imparato, da questa piccola ricerca, è che come sempre la moderazione è la chiave per tenere in salute il nostro organismo, per stare bene fisicamente e conservare buoni livelli di energia mentale. Nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata, il caffè può ricoprire un ruolo utile per il corretto svolgimento delle attività metaboliche: se non si eccede con le dosi, quindi, anche la caffeina contribuisce a farci stare bene, a partire dal risveglio mattutino.

Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile
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