08/09/2022 - 12:17

Biomateriali: un'opportunità per la moda sostenibile

Sostenibilità e circolarità nel settore fashion, un mantra da seguire per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. AllThing.BioPRO è il progetto finanziato dall’UE che aiuta i consumatori ad effettuare scelte consapevoli.

Biomateriali, moda sostenibile

L'industria tessile e dell'abbigliamento è uno dei settori più inquinanti a causa degli enormi volumi di energia e di acqua necessari per la produzione dei capi. Migliorare la sostenibilità di questo settore e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibili (SDGs) è possibile solo rendendo circolare l'intero ciclo. La moda circolare è un concetto in crescita che promuove il riutilizzo e il riciclo di abiti e accessori; anche grazie al sempre maggiore interesse da parte della Generazione Z. Le proiezioni, infatti, mostrano che la moda circolare sarà la tendenza dominante del futuro, in cui il mercato dell'usato assumerà un ruolo significativo. Si stima che oggi il mercato della moda second-hand valga a livello globale 40 miliardi di dollari. La crescita media prevista nei prossimi anni si attesta tra il 15% e il 20%, un'accelerazione che porterebbe il valore di mercato a circa 75 miliardi di dollari nel 2025.

Tuttavia, l'attuale percezione dei consumatori rispetto a tale settore sembrerebbe non essere in linea con questa tendenza. Lo studio ‘The circular economy and bioeconomy in the fashion sector: Emergence of a ‘sustainability’ bias’ di Annarita Colasante, accademica e ricercatrice in economia comportamentale dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, e Idiano D’Adamo, professore del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale dell’Università la Sapienza di Roma, ha indagato gli atteggiamenti e le abitudini dei consumatori italiani nell’acquisto  di abiti bio-based e di seconda mano. Mentre il tessile bio-based è un prodotto di punta per l'Italia, gli abiti di seconda mano non lo sono affatto. I risultati della ricerca hanno mostrato che, sebbene gli italiani riconoscano l'abbigliamento di seconda mano e quello bio-based come equivalentemente sostenibili, sono meno propensi a comprare second-hand percependolo di scarsa qualità, mentre sono più favorevoli ad acquistare moda bio-based. A confermarlo anche i dati Ipsos: solo il 28% degli italiani ha infatti acquistato un capo usato, una percentuale nettamente inferiore alla media globale del 41%.

Biomateriali nel mondo della moda, il settore è pronto?
Per i consumatori è importante che i capi di abbigliamento siano etici e sostenibili. Per far ciò, le aziende devono iniziare a compiere i primi passi in questa direzione. La sostenibilità si ricerca attraverso l’innovazione, e oggi l’attenzione è posta in particolare verso la sostituzione dei materiali: trovare nuove soluzioni per sostituirli con altri più circolari. Qui entrano in gioco realtà come Materially, società di consulenza che si occupa di innovazione e sostenibilità dei materiali, che collabora sia con i produttori di materie prime sia con le aziende in cerca di soluzioni. Secondo Materially, la biochimica è vista come una delle risposte ai problemi dell'enorme impatto che l'industria tessile ha sull'ambiente. Questa è importante, ad esempio, per sviluppare processi di tintura basati su batteri e non sulla chimica standard a base di petrolio. Inoltre, è considerata un'enorme opportunità per la produzione di nuove fibre. Un esempio è la cellulosa, spesso celebrata come soluzione per tessuti biologici sostenibili. Si tratta di una materia prima particolarmente interessante: un polimero naturale ed una delle materie prime più abbondanti sulla Terra. È rinnovabile, ampiamente disponibile ed è la base della viscosa. Tuttavia, il processo di trasformazione della cellulosa continua a rimanere impattante. La sfida consiste nello sviluppo di nuovi processi che possano trasformare la cellulosa in una delle principali materie prime per la produzione di fibre artificiali, ma bio-based, come si sta facendo all'interno del progetto di ricerca GRETE, di cui Materially è partner.

Comunicare in maniera corretta per una scelta consapevole
Per essere realmente efficaci e raggiungere il loro obiettivo, le ricerche e le scoperte devono essere anche comunicate al grande pubblico: per modificare l’offerta bisogna creare la domanda, e diffondere pertanto la consapevolezza del problema e della possibile soluzione. AllThings.BioPRO è il progetto finanziato in partnership dall'Unione Europea e dal Bio-based Industries Consortium (CBE JU) che mira a metter in contatto consumatori, industrie bio-based e altri stakeholder della filiera, facilitando la comunicazione, lo scambio di conoscenze e divulgando le opportunità che la bioeconomy offre alla vita quotidiana dei cittadini. La moda rappresenta uno dei quattro pilastri su cui si basa il progetto, insieme a scuola, lavoro e packaging. “Nel settore fashion in particolare, i consumatori hanno difficoltà a capire cosa sia sostenibile e dove si inserisce la bioeconomy. Obiettivo di AllThings.BioPRO è proprio informare gli utenti attraverso un dialogo continuo e attività di co-creation”, dichiara Veronica Meneghello, Project Manager di AllThings.BioPRO, parte del team di ICONS, organizzazione leader nella comunicazione scientifica che guida le attività di comunicazione del progetto finanziato dall’UE.

Tra i partner di AllThings.BioPRO c’è anche il museo Fashion for Good di Amsterdam, dedicato alla moda innovativa e sostenibile, che ha come obiettivo educare sulla moda del futuro e sull’innovazione del settore. Attraverso le esposizioni, gli utenti possono scoprire ad esempio che è possibile creare un materiale simile alla seta con le bucce d'arancia, o che in futuro si potranno indossare scarpe di "pelle" fatte di bucce di mela.

Marilisa Romagno
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