24/02/2017 - 12:26

Ambiente: la doppia piramide alimentare per salvare il pianeta

La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition ha presentato la nuova edizione della Doppia Piramide Alimentare Ambientale, un elisir di lunga vita che impatta poco sull'ambiente.
piramide alimentare
La nuova Doppia Piramide è stata presentata alla seconda edizione del Festival del Giornalismo Ambientale di Torino dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition. Un “Elisir di lunga vita” che impatta poco sull’ambiente e anche sul portafogli. Ma per combattere i paradossi del cibo e sostenere il Pianeta servono gesti concreti e una maggiore consapevolezza, così BCFN insieme alla Fondazione Thomson Reuters presenta il Food Sustainability Media Award, che premia chi - tra giornalisti professionisti e talenti emergenti - saprà meglio raccontare i paradossi e le sfide del cibo.

E’ la dieta Mediterranea uno dei modelli alimentari migliori per prendersi cura della propria salute e anche dell’ambiente, tanto da poter essere definito come una sorta di “elisir di lunga vita”. Uno studio scientifico ha mostrato che scegliere questa dieta può incidere in maniera determinante anche sulla longevità, con un impatto che può essere paragonabile a quello che si osserva tra fumatori e non fumatori. Insomma, un’alta aderenza a questa dieta, rispetto a chi adotta altri modelli alimentari, può tradursi in circa 4,5 anni di aspettativa di vita in più, permettendo allo stesso tempo di ridurre anche il nostro impatto ambientale.

La Doppia Piramide Alimentare Ambientale è il modello elaborato dal Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN), presentato alla seconda edizione del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, che affianca alla classica piramide alimentare (i cui principi coincidono con quelli della dieta mediterranea) una nuova piramide (capovolta) “ambientale” nella quale gli alimenti vengono classificati in base alla loro impronta ecologica (Ecological Footprint), ossia l’impatto che la loro produzione può avere sull’ambiente. E al Festival di Torino si parlerà anche dell’importanza che i media hanno nella diffusione di informazioni che riguardano l’impatto che le scelte alimentari che compiamo hanno sull’ambiente, oltre che sulla salute. A questo argomento la Fondazione BCFN ha dedicato il Food Sustainability Media Award ( www.goodfoodmediaaward.org), un premio – organizzato in collaborazione con la Fondazione Thomson Reuters - destinato a giornalisti, blogger, freelance e singoli individui che vogliono presentare (entro il 31 maggio) i propri lavori, sia inediti che già pubblicati, per far luce sui paradossi del sistema alimentare e proporre soluzioni concrete per combatterli.

La Dieta Mediterranea rappresenta un esempio di modello alimentare che abbina dei benefici per la salute a un basso impatto sull’ambientale. Seguire questo modello, anche in Italia, risulta ormai un’esigenza visto che - nonostante nel nostro Paese si registrino gli abitanti più longevi e magri d’Europa - è ormai evidente un progressivo distacco da questo modello alimentare, soprattutto tra i più giovani, che rischia di veder cambiare le cose. Oggi quasi 2 bambini italiani su 10 hanno problemi di peso mentre quasi un bambino su dieci è obeso, con uno dei tassi più alti in Europa. Inoltre, soltanto 1 bambino su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età e gli adulti non sono da meno, visto che uno su tre può essere definito sedentario. Se uniamo questi due elementi e li proiettiamo in un quadro futuro, appaiono chiare possibili ricadute anche sul tasso di incidenza, a livello globale, di malattie, come diabete (con un nuovo caso ogni 7 secondi nel 2014), patologie cardiache (che rimangono la prima causa di morte al mondo con 15 milioni di decessi nel 2015) e patologie croniche (che determinano il 60% dei decessi nel mondo). Ma, come detto, quello che mettiamo quotidianamente nel piatto impatta anche sull’ambiente e lo fa più di trasporti, riscaldamento degli edifici e utilizzo di energia elettrica. Tra questi, in termini di emissioni di gas serra è il cibo a dare il contributo maggiore al cambiamento climatico, con il 31% del totale, superando il riscaldamento (23,6%) e i trasporti (18,5%).

“Il tema dell’alimentazione è ampio e complesso, non può essere visto solo dal punto di vista di “ciò che decidiamo di mangiare”, ma deve essere inquadrato anche considerando il “come” il cibo viene prodotto”, ha spiegato Katarzyna Demska ricercatrice di BCFN intervenendo al Festival del Giornalismo Alimentare. “Secondo i dati emersi dal Food Sustainability Index (FSI) - indice che rivoluziona la visione del cibo come lo conosciamo e che, per la prima volta, analizza le scelte alimentari del pianeta non solo sulla base del “gusto”, ma anche del valore complessivo che il cibo rappresenta, in un ranking di 25 Paesi analizzati, rappresentanti oltre i 2/3 della popolazione mondiale e l’87% del PIL globale – l’Italia arriva sesta, dopo Francia, Giappone e Canada, tra i Paesi dove l'agricoltura è più sostenibile, si spreca meno il cibo (e si adottano politiche innovative per combattere lo spreco) e si mangia in modo più equilibrato, senza eccessi e carenze, attenti alla propria salute e a quella del pianeta. Eppure ancora molto può essere fatto in termini di spreco alimentare del cibo a livello domestico o ancora per quanto riguarda l’impiego di acqua, dove ad una ricca disponibilità naturale di questo elemento sulla quale possiamo contare, si contrappone un elevato impatto ambientale sull’acqua delle produzioni agroalimentari e una scarsa sostenibilità ambientale del prelievo idrico in agricoltura”.
Tommaso Tautonico
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