17/10/2012 - 12:28

Alimentazione: nel 2050 a rischio nutrizione globale

La Cia, nel corso della Giornata mondiale dell'alimentazione, ribadisce che alla base dell'allarme ci sono la desertificazione e la volatilità dei mercati. La scarsità di terra coltivabile sta rallentando il tasso di crescita della produzione agricola in molte aree del Pianeta, mentre nei Paesi sviluppati si continua a sprecare cibo.
Nel 2050 non ci sarà cibo per tutti. La scarsità di terra coltivabile e la volatilità dei prezzi delle materie prime minacciano un gran numero di sistemi alimentari nel mondo, mettendo a rischio la nutrizione dei 9 miliardi di persone che presumibilmente abiteranno il Pianeta tra meno di quarant'anni. Tanto più che da una parte l'incremento demografico continua ad accelerare, mentre dall'altra il tasso di crescita della produzione agricola in molte aree del globo sta rallentando. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione. Se oggi una persona su otto nel mondo soffre la fame -spiega la Cia- la colpa è anche di un'errata distribuzione delle risorse prodotte. Basti pensare che gli sprechi alimentari assorbono il 30 per cento della produzione globale di cibo, pari a 1,3 miliardi di tonnellate. Tra meno di trent'anni, invece, come evidenzia anche la Fao, sarà la quantità di queste risorse a non essere sufficiente per tutti.

È per questo che la Cia ha fatto proprio da anni lo slogan "più agricoltura per nutrire il mondo". Ma "più agricoltura" vuol dire soprattutto più disponibilità di terra coltivabile. Oggi -rimarca la Cia- la terra sta diventando un bene prezioso, continuamente minacciata da desertificazione, cementificazione e dal "land grabbing". Solo il degrado del suolo oggi ha compromesso la fertilità più di un quarto della superficie terrestre, interessando ben il territorio di ben 100 Paesi nel mondo. In particolare, il 40 per cento delle terre degradate a livello mondiale si trova in zone con alti tassi di povertà dove nel 2050 la popolazione e i redditi in costante sviluppo richiederanno un aumento del 70 per cento della produzione mondiale alimentare. Il che significa un miliardo di tonnellate di cereali e 200 milioni di tonnellate di prodotti d'allevamento da produrre in più ogni anno.

Ma se sommiamo ai problemi ambientali, gli effetti della volatilità dei prezzi, il rischio di approvvigionamento alimentare diventa allarmante. "È quanto mai attuale -afferma il presidente della Cia Giuseppe Politi- mettere al riparo i beni di prima necessità dalle fluttuazioni del mercato alimentare e dall'attività speculativa che investe tutte le materie prime indistintamente, ignorando le conseguenze catastrofiche che seguono le impennate delle commodity agricole. È sempre più necessario -continua Politi- lavorare, soprattutto nell'ambito del G20, all'istituzione di politiche agricole serie, capaci di imporre regole rigide ai mercati alimentari e allo stesso tempo di creare le premesse di uno sviluppo agricolo dei Paesi poveri, che sono i primi a risentire di queste oscillazioni finanziarie".
Tommaso Tautonico
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